21 agosto 2022

Ora so perchè si chiama Scottex la carta assorbente. La mia Scozia.

Allora com’è la Scozia?

Partiamo dalle cose che NON ho visto.

Non ho visto i tanto decantati delfini nasuti, non ho visto le foche, non ho visto i puffin, non ho visto i fantasmi (ma bene così), non ho visto verdure che non fossero o fritte fritte fritte o affogate nella maionese o in strane brodaglie (ah, che sia chiaro, non sono ne vegetariana ne altro ma il fritto con qualcosa va sgrassato no? Ah. Dite che per quello ci sono fiumi di birra?). Non ho visto bidè. In compenso probabilmente avrete sentito dall’Italia il mio grido di orrore quando Paride si era incaponito di farsi il bagno nella vasca dell’Holiday Inn dell’Aeroporto.  E poi abbiamo paura del Covid.

Non ho visto NESSIE.

In compenso ho visto una tenda in un cimitero, nel triangolo delle Bermuda dei fantasmi, la tenda era chiusa, io sto chiedendomi da più di una settimana se qualcuno sia poi andato a controllare che quello dentro fosse vivo. E soprattutto sono ancora qui che mi chiedo perché si possa dormire con una tenda di Decathlon in un cimitero infestato ma non ci si possa lavare il sedere.

Ho visto il grigio diventare azzurro, le colline stagliarsi da dietro la nebbia, il lago color petrolio svelare il suo più grande segreto: saper essere bellissimi senza per forza avere qualcosa di nascosto o segreto. Ho visto 43 kg di ometto fare il bagno in una piscinetta di fate a 12 gradi. Ho mangiato le Eggs Benedict più buone della storia. Ho sentito Fede chiedere sventolando un menù plastificato del/nel dopoguerra, ad una ristoratrice scozzese-della-provincia-di-Pechino “Where can I find RAVIOLI?”, che Dizionario Di Cambridge spostati proprio. E comunque ci ha portato qualcosa che poteva assomigliare alla cena svuota-frigo di una camerata di universitari fuori sede in zona Pratello pre-vacanze estive. Ma fritto.

Non ho visto RAVIOLI.

Ho visto il castello più bello della storia dei castelli. Il falco volarci sopra le teste. Le scogliere a picco sul mare del nord. Ho sentito il profumo della Torba e del Kelp. Ho trovato un bussolotto di proiettile in spiaggia probabilmente di un centinaio di anni fa. Mi sono emozionata che Metal Detective adesso lo faranno fare sicuramente a me, mi spiace #Gibba. Ho visto due svedesine immergere un piede ed uscire tremando, mentre indicavano un’isolotta in lontanza in mezzo al mare. Forse le Orcadi. Ah. No. Era Paride. Proud Mama. Italia-Svezia 1-0 a mani basse.

Non ho visto FANTASMI.

Poi però ve lo dico, tutte le volte che ripenso alla Mary Stuart, alla macchia di sangue sul pavimento del palazzo di Holyrood che se viene pulito ricompare, ai cancelli chiusi con il lucchetto nei cimiteri dove fai di tutto per non andare ma, camminando a casa, ci capiti proprio davanti. Ai phon asciugamani che ululano nel vento del castello di Edimburgo, al ridere macabro dei gabbiani sopra i tetti grigi di Leith, alle pesanti tende damascate del palazzo di Dunvegan, alla bandiera fatata regalata in cambio di una scheggia della croce di Gesù, alle interiore di pecora servite a colazione nella Scottish breakfast.. ecco diciamo che fantasmi no, ma inquietanti presenza forse.

Non ho visto “Io qui non posso entrare”.

In Scozia parrebbe che i cani siano più amati delle persone, tutte le volte che da lontano intravedevo la vetrina dei sogni, scoprivo essere un negozio per amici a quattro zampe. Nei ristoranti all’ingresso hanno ciotole colorate e vasi di vetro con biscotti per cani, dall’aspetto sinceramente molto più invitante di alcuni piatti del menù. I cani sono amati quanto e più degli esseri umani, del resto ho visto più statue di cani che di persone. Ma allora mi chiedo perché non fare statue di pecore. Biscottini per pecore. Però Bellissimo. Peccato solo che siano tutti cagnuzzi sbagiuzzi (cit. Paride), e che se torniamo in quel di Scozia con il nostro Bovaro (che speriamo arrivi presto!!) con gli Scottish Terrier ci si pulisce er.. (ah no scusate, Lady Anna).

Non ho visto Harry Potter.

Ma ho visto negozietti pieni di souvenir a tema Harry Potter, ho visto il treno passare sul viadotto, ho visto la bacchetta di Harry Potter (capace senza indugio di far scomparire dal mio portafogli 44£ in un baleno), ho visto la tomba a cui si è ispirata la Rowling per i nomi dei Potter, ho visto migliaia di cartelli con scritto Pottery, e spiegato altrettante volte che non erano musei di Harry Potter ma piccoli negozietti artigianali di splendide signorotte scozzesi amanti della ceramica. Vallo tu a spiegare a Paride che il suo beniamino si chiama in realtà Enrico Ceramica. Abbiamo però visto un cervo stupendo con un palco di corna che Voldemort ciao-proprio. Incanto Patronus. 44£ spesi bene..

Ma ho visto...

Mi sono riempita gli occhi di cose belle, di cieli azzurri e grigi, di nuvole morbide, di sorrisi di Paride, di Scones al formaggio (ah, no, di quelli mi sono riempita la panza più che gli occhi). Mi sono riempita di voglia di viaggiare, di scoprire nuove terre (ed eccoci trasformati nelle tre caravelle in un attimo), di scoprire nuovi sapori (un po’ meno fritti if possible), di sentire nuove lingue (mood della vacanza fra me e fede “tu hai capito?”), di mani nelle mani alla scoperta del mondo. Mi sono riempita gli occhi di laghi neri ma quieti, di profumi di mare e birra scura, di scozzesi sorridenti che hanno forse cieli plumbei ma il cielo azzurro lo hanno a coriandoli negli occhi sereni delle loro genti. Mi sono riempita gli occhi di colline morbide, di paure vinte, di viaggi rimandati ma mai dimenticati, di ricordi di terre lontane ma, come allora, insieme a guardare verso un orizzonte bello. Mi sono riempita gli occhi e il cuore di luoghi, persone, visi, racconti, castelli, pecore, cornamuse, canali di Caledonia, patate ed isole e sono pronta per pensare dove andare la prossima volta in cerca di delfini nasuti. Certa di NON trovare tante delle cose scritte nelle guide, ma di vederne mille altre che val molto più la pena.

Smoke on the Water..e suoni di lontane cornamuse… (esiste un video custodito gelosamente da Paride di questa fantastica hit estiva).

E per voi che ci andrete..Buona Scozia (fritta forse).

01 febbraio 2021

Quarant'ANNA

Sono quasi 40.

Quasi sì, posso ancora scrivere quasi, mancano 4 giorni al mio quarantesimo compleanno.

Parrebbe buono iniziare un romanzo, tipo avete presente “nel mezzo del cammin di nostra vita” e via discorrendo…

Speriamo di essere nel mezzo del cammin, della serie vorrebbe dire che almeno a 80 anni ci arrivo, e che quindi il Coronavirus non ci sterminerà tutti.

Una bella ventata di ottimismo.

Sono quasi 40 ed è tempo di guardare da dove vengo, dove sono, dove vado. Tempo di fare il punto della situazione.

Tipo le grandi domande di Quèlo. O ancora meglio i grandi dubbi Marzulliani. Fatti una domanda e datti una risposta.

Sei Felice Anna?

Vorrei ritirarmi in una piccola baitina sui monti trentini, qualche giorno di torte al grano saraceno e panna montata, granella di nocciole e Hugo freddo, avere il tempo di fermarmi e chiedermelo davvero se sono felice.

Rallentare la corsa, pensare da ragazza dove mi proiettavo a quarant’anni. Una casa stupenda, un marito ingegnere dagli occhi blu, due figlie dai codini scompigliati e gli occhi grandi iscritte entrambe in una prestigiosa scuola privata, un buon lavoro e il sedere alto e sodo.

L’università, un master, le amiche, gli aperitivi il venerdì a spettegolare nei locali alla moda. La macchina da donna in carriera, quelle alte che puoi parcheggiare ovunque con le doppie frecce. La domotica in casa che mi accende l’aria condizionata. Il vialetto di casa con Spritz (il mio cane pastore del Bernese) che mi corre incontro e mi scodinzola allegro. Le figlie con i codini le sento ridere in lontananza sulla casetta sull’albero mentre leggono Topolino. Ve la immaginate no la scena? E’ circa l’inizio dell’80% dei film dell’Orrore americani, quelli dove la famiglia perfetta viene poi sterminata dal mostro nel tombino. Oppure anche degli Spot della Mulino Bianco prima che si prendesse a cuore la famiglia Banderas e relative galline del pollaio di Lambrate. Ecco dai, figlia di un marketing disneyano, tra allegre famiglie canterine e cartoni animati a lieto fine questa era con ogni probabilità la mia proiezione dell’Anna a 40 anni quando ne avevo 20.

Sei dove pensavi di essere Anna? No.

Sei Felice Anna? Di più.

Ho un lavoro che amo, e che non cambierei con nulla al mondo perché mi riempie le giornate di sfide e progetti sempre nuovi. Ho una casa bella, grande, bianca.. e alle volte penso che la casa sono le mura dove ti senti felice, e quindi ho tante case che amo. Ho una famiglia imperfetta. Piena di contraddizioni e impavida. Che sa mettersi in discussione, sa mettersi in gioco, sa avere pazienza, sa essere ottimista, sa donare soddisfazioni. Una famiglia costruita su salde fondamenta di sincerità e rispetto. E un profondo affetto imprescindibile. Non faccio aperitivi con le amiche nei bar fighetti di paese ma cammino ore ed ora nella nebbia con accanto una sorella scelta durante il tragitto. Non ho la domotica in casa, a dire non arrivo nemmeno a chiudere gli scuri e devo salire sullo sgabello. Non ho un cane stupendo ma un rompiballe di gatto senza coda che vale 3500€, che adoro. Ho una macchina che non la vogliono in Bulgaria. Ho un bimbo che non ha né i codini (e ci mancherebbe solo) né legge topolino sull’albero. Ho un bimbo che è tutto il contrario di quello che mi sarei proiettata, ed è la mia salvezza. E’ tutto ciò che non mi sarei mai aspettata ma tutto ciò per cui ogni giorno ringrazio il Cielo. E’ la persona più divertente che io abbia mai conosciuto, ride stringendo gli occhi e stringendomi a se con le mani paffutelle e le guance più morbide dell’universo. E’ monello ma protettivo, ha una sensibilità fine e sincera, mai offerta a comando. E’ timido ma allegro. E’ la mia vita, sì. E’ la mia felicità. E' il più bel regalo che qualcuno mi abbia fatto senza che io lo avessi scelto, è la vita che sa davvero sorprenderti e prendersi gioco di quello che TU pensi di volere per te stessa.

Sono una persona molto più complessa di quello che avrei pensato di diventare. Ho una personalità scontrosa ma se voglio bene a qualcuno gliene voglio con totale trasporto e piena sincerità. Odio i compromessi, le ipocrisie, le lagne, gli stupidi. Ho lottato per raggiungere i miei obiettivi ma non ho mai perso di vista l’etica, sempre. In qualsiasi campo. Ho perso amicizie preziose. Ho trovate amicizie preziose. Ho preso tanti abbagli nelle mie amicizie, alle volte ho investito in chi non lo meritava, altre volte forse qualcuno ha investito in me, senza che lo meritassi, e me ne dolgo. Ho dormito sonni inquieti quando non avevo preoccupazioni, e dormito come un angioletto mentre l’universo mi si scagliava contro senza saperlo. Ho smesso di lottare quando avrei dovuto continuare a farlo. Ho pensato di non poter cambiare le cose, sbagliandomi. Altre volte invece ho impugnato la mia vita con caparbietà e forza, e non ho permesso che nessuno ne facesse qualcosa di diverso da quello che IO avevo in programma. Ho perseguito la mia felicità tutte le volte che ho pensato di intravedere cosa fosse, per me, la felicità. Ho serenamente deposto le armi quando, guardandomi attorno, ho capito che la felicità era intorno a me. Sempre. Occorreva solo saperla cogliere.

Chi non sa essere felice, delle piccole cose, non lo sarà mai delle grandi. Io sono felice. E che possa sempre andare così per i prossimi 40 anni.

.. mi spiace solo per il sedere alto e sodo. Maledizione!

Ciaobbbbelli!

 

09 giugno 2020

La mia prima quarantena


  • Giorno Uno.

Inizia la fase lock down mentre sono a Sestola.
Per un momento credo che rimarremo bloccati lì, in montagna, mentre Paride scende dal Cimoncino che Alberto Tomba spostati. Penso a polenta e goulash da riempire la dispensa per mesi. Tigelle e pesto per merenda. Boschi nel weekend e pomeriggi chiusi in casa mentre il castello si imbianca di neve. Qui sembrano tutti in ottima salute con le loro gote rosse da montanari, mi sembra il posto migliore del mondo dove restare "chiusi-dentro".

La chiameremo Fase Heidi.

  • Giorno Due.

In realtà ci dicono che alla casa di residenza si può tornare.
Eccoci. Si lavora da casa. Aziende chiuse.
Scuole chiuse. Tutto chiuso. Sono stranita e mi pare che stiano tutti un po’ esagerando.
Ma si sa, io i TG non li guardo, Benedetta Rossi di Fatto in Casa da Benedetta, in TV, mi pare tranquilla e quindi mi pare che tutta sta ansia anche no.

La chiameremo Fase Negazionismo.

  • Giorno 15.

Il TG ok che non lo guardo ma su Facebook sembrano diventanti tutti esperti virologi, medici ed infermiere. Hanno tutti una maledettissima opinione e nessuno che parli di altro. Mai.
Tutte le volte che apro internet mi assale un senso di angoscia mortale, che se non mi uccide il Covid so già di morire di ansia. Domani. Sposto l’icona di Facebook in una cartella nascosta, dentro una cartella nascosta, dentro una cartella nascosta.
Lì spero non mi raggiungano le notizie terribili che tutti spargono.
Ma arrivano ovunque, anche in cortile urlate da un balcone all’altro, maledizione. 

La chiameremo Fase MoriremoTutti.

  • Giorno 30.

La mattina mi alzo. Ho una beauty Routine.
Prima di questo periodo di sto-chiusa-in-casa non sapevo manco cosa fosse una beauty routine.
Ho la pelle bellissima e nessuno la vedrà mai, visto che sono chiusa in casa.
Faccio Yoga, accendo il computer. Faccio i compiti con Paride e lavoro come se non ci fosse un domani. Come ai bambini, ho imposto a me stessa dei rituali giornalieri per non impazzire. 
Pianifico e ...Panifico. Chili e Chili di pane, focacce, pizza, panini, briosce. Sono bravissima. E annoiata. Non credo serva aggiungere grassa.

La chiameremo Fase Vite al Limite

  • Giorno 40.

La TV non la guardo ma spesso mi imbatto mio malgrado in storie comunque strazianti. Litigo furiosamente con mia mamma (mai successo in 39 anni di vita) perché lei ogni giorno esce con le scuse più disparate.
Dai cipollotti antibatterici agli aperitivi di condominio pasquali. Mai avrei pensato di dover sgridare mia mamma perché usciva troppo a 74 anni!!
Ma poi quando me li ritrovo davanti al portone con quattro mascherine una sull'altra e gli occhi lucidi per salutare il nipotino mi si scioglie il cuore.

La chiameremo Fase Nonnini in Fuga

  • Giorno 60.

Cominciano a dire che si riaprirà.
Io non mi sento pronta. Ho qualcosa come 4 chili di pane e focaccia nel girovita da smaltire e non sono pronta. In 2 mesi non sono uscita manco per fare la spesa e i pacchi di Amazon li lasciavo 3 gg sul davanzale a smaltire le possibili tracce di virus.
Il pensiero di uscire mi terrorizza. Non sono pronta. Non sono pronta. Non voglio vedere nessuno. Stiamo ancora tutti in casa. Vi prego. Conte ripensaci!!

La chiameremo Fase Voi andate che vi raggiungo ...

  • Giorno 65.

La mascherina la ordino tutta colorata ma non la riesco a portare e mi viene una sorta di crisi respiratoria davanti alla commessa di Tigotà che mi odia quando la abbasso e le respiro tutta l'aria del negozio in un metro quadrato di spasmi. Grande Anna, se volevi vivere bene la tua prima uscita post-lock down sei andata alla grande. Il gel antibatterico lo annuso e se puzza non lo uso. Paride tocca tutto con i sacchetti della cuki nelle mani credendo che più che alla Coop pare di essere alla Robocoop.

La chiameremo Fase "si può uscire" bene ma non benissimo.

  • Giorno 80.

Con la mascherina adesso vado alla grandissima, sareste orgogliosi di me.
Ho scoperto che con Mascherina e occhiali sembro Michael Jackson e sono gasatissima, un sogno guardare male tutti senza che gli altri lo sappiano. Ne ho tantissime di colori diversi, anche perchè ne perdo una al giorno. Mi piace che in giro ci sia poca gente, e io non ho più paura. Puff. Sparita. Ho voglia di vedere gli amici, che tanto sono stati anche loro come i miei pacchi di amazon sul davanzale per mesi, per cui sono certa ormai non abbiano tracce di contagio. Mi mancano tantissimo.
Gli assembramenti li ho sempre odiati, per me potrebbero evitarsi da qui a per sempre. Questa quarantena ha acuito la mia socopatia. La mia psicologa ne sarà contenta.

La chiameremo Fase Pochi ma Buoni.

Ecco amici, questo è quanto...Ma vi posso sussurrare la MIA verità?

Nella frenesia di un mondo industriale impazzito e nevrotico ho amato le passeggiate di prima mattina in una campagna silente nella quale lepri e ghiandaie si avvicinavano senza paura, in un mondo animale che sembravano pensare che, finalmente, la specie in pericolo eravamo diventati noi. 

Se posso scegliere rimango qui io, tra i filari di frutta e distese di margherite, a sorseggiare birra fresca guardando il tramonto con le lepri che saltellano a pochi metri. 

Mentre fuori tutto tace se non qualche uccello in lontananza. 
Devo proprio dirvelo...a me così sembrava stupendo. 

La chiameremo Fase San Francesco.

14 aprile 2020

Così ìmpari. Così impàri.


Così ìmpari.


Io sono a casa, sì, ma la mia quarantena NON è Netflix e divano, nemmeno ci va vicino.

La mia quarantena sono 4 uffici europei il cui piano di marketing va fatto progredire come se non ci fosse un domani, ed ora che siamo tutti (o quasi) a casa, il marketing è ancora più importante. Tutti hanno bisogno di piattaforme digitali, inviti email, post di condivisione, coordinamento dinamico e sinergico. Piani e Strategie per arrivare al cliente anche senza il vi(ru)s a vi(ru)s. Anche senza il rappresentante che va dal cliente per offrirgli quel famigerato caffè. Adesso tanto, se non tutto, passa attraverso il nostro piano di marketing. E noi siamo qui, ci rimbocchiamo le maniche, e lavoriamo testa bassa e dita svelte sul PC perché vogliamo essere quel caffè bevuto con il cliente, perché vogliamo far sentire al mercato che ci siamo (anche se #stiamoacasa). Allineamo strategie di 20 nazioni diverse, con 20 diverse criticità al Covid-19, con 20 diverse lingue, tipologie di comunicazione, cultura ma un unico desiderio. Esserci. Per i clienti. Per quel caffè che non possono offrire. Per i nostri colleghi della vendita. Per quel caffè che non può costruire affidabilità e branding.

Così ìmpari.

Io sono a casa, sì, ma la mia quarantena NON è Netflix e divano, nemmeno ci va vicino.

La mia quarantena è mio figlio di 6 anni e mezzo, che frequenta(va) la prima elementare, che deve continuare le sottrazioni, che deve disegnare gli insiemi complementari, che io mi sono andata a rileggere su Google che diamine sono per spiegarglieli.. e non sono nemmeno sicura di averli capiti. La mia quarantena sono le maledette lettere in Corsivo Maiuscolo. Le letture del Gufo Gufi, La Nuvola Olga e il Gatto Gastone. Perdincibacco (sì sì credeteci che la parola che avevo in mente fosse davvero perdincibacco.....). La H in corsivo maiuscolo che deve averla ideata un sadico, le asticelle delle L che vanno suuuuuu e quelle della P che vanno giùùùùùù e le A e le E si riempiono a non finire. Mamma Mamma Mamma mi servono le tue dita che io le mie le ho finite e devo fare 13 + 4. E tu sei tipo online con mezzo mondo e per lui alzi tutte le dita che hai e speri con tutto il cuore non sia arrivato il momento di cambiare la slide della presentazione del Webinar, perchè hai finito le dita. Oppure quando sei in riunione e il tuo piccolo cucciolo di 6 anni e mezzo quintale di morbidezza  proprio nel momento in cui devi parlare tu, in inglese ad una platea di 50 persone, attiva la ruota cingolata del trattore motorizzato per affilare le spade del cavaliere Playmobil (storie vere di vita vissuta ragazzi, stori incredibili ma vere).

Così ìmpari.

Io sono a casa, sì, ma la mia quarantena NON è Netflix e divano, nemmeno ci va vicino.

La mia quarantena è accendere il PC alle 7 del mattino e spegnerlo alle 8 di sera perché nelle mie giornate non esiste la pausa caffè che tanto mi manca con l’amica-collega del cuore. Le mie giornate sono scandite da pausa-mamma-prepara-il-pranzo da pausa-mamma-ho-fatto-la-cacca da pausa-fai-partire-il-video-di-maestra-ombretta, sono scandite da pausa-fai-la-terza-lavatrice-della-giornata da pausa-ordina-online-magliette-in-cotone-bio-per-il-figlio-a-cui-non-sta-più-nulla, pausa-mi-chiudo-un-attimo-nel-armadio-se-no-strippo. Accendo il PC alle 7 del mattino, faccio 10 minuti di Yoga su YouTube come le cinquantenni milfone che brave loro io manco riesco a vederle le punte dei piedi figurati se riesco a toccarle. Mi faccio un litro di tisana per restare idratata poichè dicono il Vino Rosè di prima mattina non aiuti al fegato post-pandemia. Scandisco le giornate pensando che alle 18 forse mi potrò bere una birretta in giardino. Forse. Se il marito non mi guardasse come fosse la Sacra Inquisizione mentre dall’alto del suo fisico scolpito dal CrossFit online reputa che Mens Saana in Corpore Sano sia la nuova preghiera Pasquale e con disappunto si mette a fare il suo Wod di giornata guardando la mia ciccetta con aria di disapprovazione mentre alza manubri da 20 kg con mignolo e mi ricorda che la prossima spesa è fra una settimana .. se le birre le finisco in 2 giorni sono poi fatti miei..... Maledizione.

Così impàri.

Io sono a casa, sì, ma la mia quarantena NON è Netflix e divano, nemmeno ci va vicino.

La mai quarantena la sto passando a maledire il giorno che abbiamo pensato che un figlio (così energico) era più che sufficiente. Cretini cretini cretini che non siamo altri. Un fratello andava fatto a prescindere, proprio perché il bimbo era superattivo, dovevano prendermi la testa tra le mani e sbatterla fortissimo contro il muro e dirmi “lo capisci, piccola mamma folle, che se non gli fai un fratellino tutte le sue inarrestabile energie si riverseranno inesorabilmente su di te, sarai tu a dover giocare ai transformer, tu a dove costruire case nel bosco, tu a fare la terza guerra mondiale Nerf, tu a ricostruire in formato 1:1 la battaglia finale del Signore degli Anelli, tu . TU. TUUUUU!!”. Se solo lo avessi saputo, cretina che non sono altro, altri 4 gliene facevo di fratelli. Invece, presa ed attanagliata dai sensi di colpa che lui è qui solo eccomi ogni pomeriggio a soccombere al suo “Mamma, vieni, giochiamo a Police Interceptor sulle Bici… mica posso giocarci da soloooooo!!”.

Così impàri. Così ìmpari.

Dipende sempre come le leggi le cose.
Erano anni che chiedevo di poter fare un giorno a settimana lo Smart Working.
Lavoro da casa, accendo in sacrosanto silenzio il PC mentre mio figlio seienne è a scuola, mi faccio una tisana e lavoro dalla veranda con il tiepido vento di primavera. Questo era quello che mi dicevo. Mi sembrava un sogno.

Non chiedevo di diventare Maestra, Responsabile Mkgt, maggiordomo e Mamma tutto svolto H24/ 7 giorno su 7 senza tregua e senza sosta. E con una continua e costante sovrapposizione dei ruoli verso i quali comincio ad avere un profondissimo senso di soffocamento.

Così Impàri. Così ìmpari.

Beati voi che veleggiate tra divano e Netflix. Io amo il mio lavoro. Amo il mio bambino. Amo la mia casa (da ripetere Ad Libitum tipo mantra).

Ma ragazzi, oggettivamente, saremo anche donne e quindi piene di risorse e capacità di multitasking, ma terminare un report complicatissimo mentre mio figlio sillaba Gufo Gufi regala un Fungo alla Gallina Nina, mentre mi si stanno per bruciare le zucchine sul fuoco e il corriere Amazon suona alla porta… questo forse è una pretesa un po’ fuori dalla (mia) portata. Ridate ad ognuno il proprio compito. Non sovraccaricate una parte di società e abbandonate alla noia la restante.

Ridistribuite i compiti. Così è troppo ìmpari.

La sento sussurrare la madre terra al mondo che correva veloce irrispettoso di tutto e tutti: “Così impàri”.

Vorrei rispondergli, con il filo di voce che mi è rimasta dopo l'ultima battaglia Vichinga giocata con Paride, che però Così è ìmpari.. 

Abbi pietà di noi...siamo sfinite.

21 novembre 2019

Stica**i.


Non sono una persona ansiosa.
Affatto.
Amo parlare con le persone al telefono, incontrare gente che non conosco.
Parlo con tutti, piacevolmente. Sono una che non si responsabilizza. Che è tranquilla e serena.
Che dormo sonni tranquilli se qualcosa mi preoccupa. Riesco a farmi scivolare le situazioni critiche. Non somatizzo qualsiasi preoccupazione con rischio di infarto. 

Tuttoapposto gente sto bene.

Sticazzi.

Voi ditemi cosa diavolo mi ha detto il cervello quando ho deciso di propormi a rappresentante di classe?
Cosa vuoi mai che sia, mi dicevo, qualche domanda dei genitori, qualche lamentela da gestire, qualche raccolta soldi, festa fine anno, due chiacchiere di qui, quattro chiacchiere di là. Due riunioni.
Ma sì dai cosa vuoi che sia. Sarà divertente.

Sticazzi.

La scuola materna di mio figlio era la famiglia Cuore.
Bambini meravigliosi. Genitori meravigliosi. Maestre meravigliose.
Feste di compleanno tutti insieme tra birra ed armonia, come un’unica grande famiglia che sembravamo il video di We are the World di Michael Jackson.

Poi la materna finisce e la vita vera inizia. La vita vera nel Bronx. Tipo.

Mi spiego meglio.
Iniziano le elementari. Nella classe di mio figlio è guerriglia urbana.
Forbici che volano dalla finestra, ring di wrestling tutti contro tutti.
FightClub spostati proprio. Qui serve Chuck Norris come insegnante e Ivan Drago come bidello.
Probabilmente serve anche la Maga Circe come Rappresentante di Classe e invece ci sono io.
Con i miei 158 centimetri di..Sticazzi.

Vorrei portare ad evidenza la mia rinomata e inconfutabile esperienza di criticità durante la scuola elementare.

Sì. Fatemici pensare.

Ho fatto una scuola privata. Femminile. Cattolica.
In classe eravamo in 7. In 7!! In una villa stupenda vicino ai Giardini Margherita.
Avevamo la divisa griffata e la mensa la preparava Tamburini. 
La retta mensile era tipo il PIL dell'Uruguay.
Aggiungeteci uccellini che cantano sugli alberi al suono di “impara a fischiettar” della Disney e il quadro è fatto. Vi dico solo che da bimbetta parlavo con una lapide intitolata a Clelia Barbieri nel cortile della scuola, mi pareva la più sovversiva, quella lapide.

Ne so a pacchi di problemi alle scuole elementari.. fatemici pensare, probabilmente in classe mia la bulletta ero io. Venni ripresa pesantemente e messa in punizione per aver detto chissenefrega ad una compagna di classe. E con questo ho detto tutto sulle mie esperienze conclamate nelle carceri minorili.

Così bella gente, sto passando le mie giornate a scrivere lettere.
Mandare messaggi. Placare animi. Condividere frustrazione. Redigere comunicati. Scrivere e correggere comunicati di pace che Putin e la guerra fredda sono acqua fresca in confronto.
Parlare con maestre, mamme, papà, genitori, figli ed anche bidelli. All’occorrenza.

Con mio figlio che mi si sveglia alle 6 del mattino della domenica urlando nudo per casa “su di noi.. nemmeno una nuvolaaaaaa.. su di noi la notte è una favolaaaaaa” che giuro non pensavo di aver messo al mondo Pupo in versione millennials.

Con il mio gatto che è all’ospedale da una settimana e chi non ha animali in casa si astenga da provare a capire quanto possa essere penosa l’attesa di sapere se il nostro micio sarà in grado di fare pipì da solo nuovamente o lo dovrò inseguire per sempre nel cortile con lo spremi-vescica.

Con il lavoro che la più grande soddisfazione che mi ha dato ultimamente è la tripla vittoria a biliardino in pausa pranzo. E con questo ho detto tutto.

Con Fede che alle 9 fa la puntura di Muscoril e alle 9.10 va a Crossfit. Che la lapide della Clelia Barbieri gliela darei in testa.

E così, bella gente, io chiedo a Babbo Natale un po’ di serenità.
Per tutti. E valium, che se vado avanti così manco ci arrivo a Natale.

Che da St.Claus a Sticazzi è un attimo.




23 settembre 2019

Racconto semiserio di un inzio di scuola elementare


E’ la prima elementare, lo so bene. Non parte per la guerra. Non parte per una missione spaziale. Non va in riformatorio.

Va in prima elementare. Tipo tutte le cose di cui sopra insieme... ecco.

Ci siamo passati tutti, abbiamo comprato lo zainetto, l’astuccio, i libri ricoperti con la plastica trasparente che odora di favelas.
Ma ci siamo passati tutti dall’altra parte, da bimbi, dove lo zaino lo sceglievi con un sorriso smagliante mentre mamma comprava tremila altre cose da una lista lunghissima e incomprensibile di cose tipo “matitaHBCSHHD, tringolare per destrorsi, punta morbida, antracite, blu, giottopippopluto”.
Oddio. E cosa cavolo vuol dire, mi affido al cartolaio di paese che per l’occasione ha assunto 5 commesse nuove addestrate alla perfezione su come-leggere-le-liste-della scuola. Loro. Brave.

Chissà se hanno fatto un corso di specializzazione dalla Regione professionalizzante, perché io, alla voce “quaderno con copertina rossa con quadretti di un cm e righe laterali verdi a dx e rosse a sx” già mi ero persa.
E insistevo con la suddetta deliziosa commessa con la pazienza di Madre Teresa di Calcutta che la copertina doveva essere rossa, quando amorevolmente voleva far scegliere il quaderno a Paride, e alla mia grintosissima reazione avversa che NO DEVE ESSERE ROSSA mi guarda, con la stessa compassione della suddetta Santa verso i lebbrosi e mi scandisce lentamente le parole “signora, la c-o-p-e-r-t-i-n-a r-o-s-s-a la m-e-t-t-i-a-m-o n-o-i”.

Un minuto di silenzio per il mio amor proprio. Da lì in avanti ho guardato ed ascoltato la giovane commessa santa e santificabile con occhi umili e commossi del suo enorme sapere.

Compra lo zaino che protegge la spina dorsale del bambino brevettato sugli sherpa dell’Himalaya. Che costa 114€. Ma signooooooora, le regalo anche lo smile intercambiabile sullo strap.
Preso. Più che lo smile intercambiabile se mi trova un rene. Di passaggio. Credo sia più utile.
Compra l’astuccio a tre scomparti, matite colorare, biro che tanto non usa, pennarelli con il nome sopra. Ma signooooooora lo vuole di quelli economici o può scegliere quello che vuole. Con annessa voce giudicante sul mio ceto sociale.
Preso. Costato 35€. Le matite sono Giotto mi ha detto. Per quella cifra mi aspetto che dentro l’astuccio ci sia pure un pezzo del Giudizio Universale.
Compra la carpetta con l’elastico. Il portalistino. L’astuccino con zip. La colla stick. Le forbici sfruc. Il temperino sbram. Ed anche un po’ di fogli sticaz.
Che servono. Forse a metterci la mia crisi esistenziale al passaggio della mia carta di credito a fine spesa.
Poi insomma, i fogli sticaz oggigiorno servono sempre.
Vuoi mettere in prima elementare.

Poi arriva la prima riunione con le maestre.
L’inadeguatezza di non sentirsi assolutamente pronte verso una scuola dove le maestre ti danno del lei (Lei? Lei chi?). Dove le cose che ha fatto il tuo piccolo cucciolo te le segnano sul quadernino.
Sul quadernino????? Oh mamma mia. 

E io come faccio che quando chiedo a Paride com’è andata a scuola mi dice “mmm”.

Che non è nemmeno quel veloce e svogliato “bene” che mentono gli adolescenti alle mamme, è più un mugugnio della serie “dai-mamma-ma-cosa-chiedi-che-abbiamo-disegnato-striscioline-di-a-in-corsivo-per-un’ora-e-io-ora-voglio-uccidermi-con-pane-e-salame”.
Sì sì certo vero, so interpretare alla perfezione i mugugni di mio figlio. Ma fino all’anno scorso com’era andata a scuola me lo diceva una maestra stupenda con gli occhi blu e il sorriso confortante.
Adesso la nuova maestra di Paride sembra Goku in versione super-sayan e me lo lancia tipo sfera del drago dalla scala di ingresso e uscita. Mi viene pure il panico di non prenderlo al volo. Per cui spintono con le altre mamme per essere il prima linea.
Chi e come vengo rassicurata che non ha fatto il tris di pasta al pesto? Chi mi rassicura che quel livido che ha sulla testa non è il tentativo di fuga a testate dal cortile ma solo una tenere scazzottata tra amici. Chi? Chiiiiii?? Il bambino con la facciotta che sembra uscito da Gomorra forse??
Il suo “mmmmm” forse? Panico. Sempre a livello TOP.

E chi mi ha preparata alle altre mamme davanti a scuola?
Quelle che aspettano insieme a te e che tu guardi con un misto di terrore e circospezione.
Quelle che hanno il tacco 15 e il pantaloncino da vedo-non-vedo-la-cellulite e i capelli stiratissimi e lucidi che manco il giorno del matrimonio io li ho mai avuti così.
Quelle che chiacchierano in gruppetti come vecchi amici al bar e da cui tu, inesorabilmente asociale e timida, sei fuori.
Quelle che “porto a casa io oggi Carletto” che a me non me lo ha mai detto nessuno, perché per portare a casa Paride ci vuole il corso avanzato per Marins e almeno una medaglia al valore.
Quelle che vanno a correre insieme, vanno a camminare insieme, vanno in piscina insieme.  Che beate loro che stanno sempre insieme che io dopo un po' mi sto pure sulle palle da sola.
Quelle che non ci sono mai, che mandano la nonna, il nonno, la babysitter o la zia minorenne.
Quelle che hanno 3 figli sotto i 5 anni ma l’aria più riposata di te.
Quelle che sono come me, che fingono di guardare il cellulare per non parlare con nessuno-nessuno-nessuno perché hanno le stesse capacità di socializzazione di un’orca assassina al delfinario di rimini.
Povere noi. Povere loro. Poveri tutti.
- Andiamo andiamo andiamo Paride è tardi.
- Per dove mamma?
- Bho. Non. So. Tu cammina. 
Altroché trincea. Noi abbiamo in testa il coprifuoco.
Capacità di socializzazione zero, ma siamo salvi. A casa.

Ed infine i compiti a casa e i voti.
Completa la scheda e colora con matite colorate.
Chi? In che senso? Completa dove? Segui la linea? Che linea? Completa colorando? Chi?? Unisci le righe? In che verso? Che linee??
Oddio santissimo.. i logaritmi.. dove sono i logaritmi. Le funzioni di terzo grado. I fogli excel. Le mie tabelle pivot e i report di marketing per 7 paesi a dodici filtri in 15 lingue. Doveeee?
Quali maledette linee devo unire? Ah. Poi amore vanno colorate.
Ma dove?
Ecchenessò. Tu colora quello che resta. No dai non tutto di azzurro. Ah ecco di blu. Che non usi colori troppo accesi eh. Maledetto Giotto dove sei ora che servi.
Completa la strisciolina. No. No. Non così.
Ma mamma è difficilissimo.
Amore-di-mamma difficilissimo completare una strisciolina a zigzag ??? ( genitori ricordatevi di non mettere pressione ai vostri bambini, ognuno ha i propri tempi, ogni bimbo è un fiore che sboccia con i propri ritmi..)
Meeeeeh amore devi fare delle striscioline a zig-zag. Ce la puoi fare. (repira anna respira). Sarà un fiore di cactus di quelli che sbocciano ogni 15 anni lui.
Non mi va.
Manco a me va di mondare i fagiolini e vorrei cenare da Cracco tutte le sere ma mo’ ce tocca.
Tu finisci la cavolo di strisciolina e io finisco i cavolo di fagiolini che poi affoghiamo le nostre frustrazioni in un succo di pompelmo, un biscotto e una coccola sul divano.

Che qui, ragazzi, non possiamo mica prendere un Benino.
Che da grande, se tutto va bene, apriamo una cartoleria.

Baci baci.
..Sul quadernino però!!

15 maggio 2019

La mamma stira lo dici a Tu' sorella!!


Qualche tempo fa mi sono imbattuta, come forse la maggior parte del popolo del web, in quello strano caso di sussidiario che diceva La mamma Stira – o cucina – o tramonta. Il papà legge –o lavora –o gracida.

Mi sono immediatamente immedesimata in quel piccolo uragano di figlio che ho messo al mondo, e pensare come lui avrebbe risposto a questa analisi grammaticale sconsiderata.
La mamma non stira. No di certo. Non ho il ferro da stiro. Ho venduto su e-bay l’asse qualche anno fa perché ingombrava anche nello sgabuzzino, e giaceva inutilizzata, intonsa con ancora la plastica, da anni lì dove era stata riposta il giorno stesso che avevo deciso di acquistarla.
Una volta in tutta la mia vita credo di aver pensato di stirare una camicia, mi ricordo come fosse ieri di essermi ritrovata dopo pochi minuti, praticamente in lacrime, a rigirare per la terza volta una manica tutta sgualcita, con un tremendo mal di testa e mal di schiena, certa che quella macchina infernale spara-vapore non avrebbe mai più rovinato le mie giornate. Dì no allo stiraggio. Dì sì al lavasecco o alla santanonnapensacitu.

La mamma non stira. Cucina, sì, a dire il vero ama cucinare ma non è certo il suo lavoro. Ama cucinare come ama mangiare, quindi perché non scrivere La mamma cena al ristorante. Mi suonerebbe molto più emancipato e felice. Perché la mamma cucina, sì, ma forse tramonta pure.
La mamma tramonta la sera, quando lenta spegne i suoi pensieri sul divano guardando cosa dice il bizzarro mondo là fuori, su internet e su facebook. La mamma tramonta quando accende una doccia calda mentre il sole scende all’orizzonte, per godersi pochi minuti di pace con il solo scrosciare dell’acqua e il profumo del maledetto bagnoschiuma al Vetiver della Occitane che costa come un diamante rosa. La mamma tramonta ogni sera, infilandosi sotto morbide coperte, abbracciando il mio cucciolo d’uomo che finalmente dorme, che odora ancora di fango e polvere dopo una giornata a scavare in giardino nell’intento di costruire un resort per formiche (per informazioni rivolgersi a Paride – ore pasti).

Paride quando per la festa della mamma ha dovuto disegnare cosa fa la mamma mi ha disegnato al computer, con un bellissimo muro azzurro dietro, una tazza con un cuore e un bel sorriso allegro.
Mi ha anche disegnato un po' nana con le gambe che non toccano terra. Insomma, un vero amante del dettaglio.

Titolo del disegno: Alla mamma piace lavorare al computer.
Matita colorata su foglio riciclato.
Autore: Paride Bosi. 5 anni.

Fateli scrivere a lui i sussidari la prossima volta.

La mamma non stira, maledetti voi. La mamma ha fatto l’università e ogni giorno prende la tangenziale per farsi 40 km per andare in ufficio. Perché ama lavorare al Computer.
Perché ha studiato per fare un lavoro che ama, e che fa con il massimo delle sue capacità sempre. Anche quando non si sente apprezzata quanto vorrebbe. Anche quando pensa che più che per dei prodotti da laboratorio vorrebbe lavorare per la redazione di Topolino. La mamma lavora anche se alla sera è stanca morta.
La mamma ama lavorare al computer perché crede che essere mamma sia una benedizione ma non sia un mestiere, non sia una professione. La mamma ama lavorare al computer perché vuole insegnare al proprio bimbo che bisogna lottare sempre per la propria soddisfazione, bisogna fare sacrifici per riuscire in ciò che si ama, bisogna lamentarsi meno e rimboccarsi di più le maniche nella vita, che di reddito di cittadinanza in casa mia non ne voglio vedere ne ora ne mai, perché la voglia di lavorare, la voglia di mettersi in gioco, la voglia di studiare per guadagnarsi i soldini per una bella vacanza sulle alpi che tanto amiamo o in giro per il mondo è un diritto di chiunque abbia forza di volontà, passione ed etica. Maledetti voi. Scrivete questo del sussidiario.

La mamma non stira.
Tramonta alle volte.
Ma soprattutto lotta ogni giorno contro la mediocrità dei luoghi comuni che ancora oggi, nel 2019, vogliono una mamma stirare e cucinare manco fosse un maggiordomo.

La mamma non stira.
Tramonta alle volte.
Gioca a biliardino in pausa pranzo con la stessa competitività di una finale di champion, beve birra fresca possibilmente non filtrata e possibilmente almeno 2, uno dei suoi programmi preferiti è TopGear!

La mamma non stira.
Tramonta alle volte.
Si arma di bastoni e gioca ai vichinghi in cortile, sorride ai pantaloni sdruciti e infangati di suo figlio pensando che si è goduto la giornata e pianifica percorsi ad ostacoli in casa saltando da un mobile all'altro a mo' di giochi-senza-frontiere.

La mamma non stira.
Tramonta alle volte.

Ma soprattutto lavora, si illumina, sorge, corre e sì, in occasioni come questa, si rompe le balle e gracida anche. Vedi mo' quante robe può fare mamma.

Eccallà.
La mamma stira vai a dirlo a tu'sorella.