05 dicembre 2016

Che CLASSE! :-)

Ebbene sì, io sono sempre io, e loro sono sempre loro.. eppure sono passati tantissimi anni.
Se non sbaglio ci siamo diplomati che era il 1999. C’erano le Lire gente. C’era la prof. Di inglese che se non andavi alle riunioni di Comunione e Liberazione ti rifilava 5 accademici così. Perché era diversamente democratica...
C’era la prof di mate Vichinga che si era presa la cotta per il prof di storia dell’arte che era un figo da paura. C’era la prof di italiano di cui non ricordo il nome ma che a Marzo già aveva finito la voglia di insegnare. Marzo dell’anno prima.
C’era la prof di filosofia sindacalista che secondo tutti aveva una tresca con uno studente, che non si sa bene perché andava a prendere ripetizioni da lei anche se di ripetizioni ne aveva bisogno come Paris Hilton della paghetta.
C’erano i banchi tutti uniti, le Smemo gonfie da scoppiare di cazzate assurde, le gite di classe dove ognuno di noi ha una versione diversa di come sono andate le cose.
Ci sono gli aneddoti che tutti si ricordano, quelli che non si ricorda nessuno ed è meglio così, quelli che ci sono varie versioni diverse – una meglio dell’altro.

Ci sono le foto ricordo, quelle dove ti chiedi come cavolo è che mi vestivo con il maglione dieci taglie più grande di me, che come dire.. visto che sono sempre stata alta un metro e una cicles, non è che proprio mi donassero. La salopette di Jeans. Le magliette unisex della Maui & Co. che speriamo sia fallita. I cappellini con la visiera tutti colorati che adesso se non sei un rapper-sfigato-americano manco te li vendono. Gli orecchini da naso con la calamitina interna che per paura che respirando forte mi salisse al cervello mia madre il piercing vero al naso me lo ha praticamente fatto lei.

 I dr. Martens che andavano in giro da soli e li usavo come pantofole mentre adesso anche solo se me li provo in negozio mi vengono le vesciche. Le risate a crepapelle .. sulla pelle, appunto, di qualcun altro, ignaro delle nostre prese per i fondelli. I pianti disperati... perché a quell'età si soffre davvero, perché le prime delusioni, le prime rinunce, i primi amori.. hanno quel sapore profondo ed infinito come le prime lezioni di filosofia...che poi solo il cinismo è capace di sbiadire.
Perché poi il cinismo, la razionalità, le esperienze di vita ti mettono indosso quella coperta di rinuncia alla ricerca della felicità che ti anestetizza un po’.

Perché quando hai 16 anni la felicità ti sembra un diritto, quando ne hai 36 pensi che sia un’utopia e smetti di crederci.

Eppure in quella sgangherata 5^E io di felicità ne rivedo un sacco.
E negli occhi di ciascuno di loro rivedo me ragazzina pelosetta-arruffata-bruttina, con lo stesso carattere di m***a che ho adesso, con gli stessi occhioni grandi e i capelli lunghi lunghi.

E rivedo la bella biondina, con i tacchi alti e il sorriso più contagioso che conosco. Che nonostante sia una mamma da anni ha sempre quell'aurea di giovane combattente che la rende più guerriera che principessa.

E rivedo le secchione di sempre, brave e belle dentro,  mamme e professioniste, che la felicità l’hanno trovata.. ma ho come l’idea che sia completamente diversa dalla mia idea di felicità. Vera, appassionante, stravolgente. Too far from me.

E rivedo il senso di conforto della giovane professoressa di oggi, che è sempre stata colei che con un sorriso sapeva rassicurare un’intera classe, ora capace di dare sicurezza a qualche giovane studente che ha la fortuna di incontrarla.

E rivedo la sbruffonaggine del "fu-calciatore in erba" ambizioso e belloccio che nonostante a vederlo sicurissimo di sé è pieno di dubbi anche lui, felice di accorgermi che è umano come noi.

Le morbide curve di chi è da poco diventata mamma e che negli occhi poetici e creativi che l’hanno sempre contraddistinta cerca in giro per il mondo il suo posticino da colorare.

I matti, quelli matti matti, che lo erano a 17 anni e lo sono ancora, che in sella alla moto sono lì che cercano quelle risposte che sono ormai vent'anni che rincorrono con la stessa grinta. E che gli auguro di trovare perché sono avanti anni luce, anche se la maggior parte delle cose per cui si sentono di dover lottare sono mulini a vento. Ma continuate così perchè il mondo ha bisogno di rocker romantici.

Poi ci sono gli arrivati. Quelli che un attimo della loro vita hanno pensato di essere arrivati e si sono seduti, e poi ad un certo punto si sono rialzati perchè la vita ha scombussolato un po' di roba e a parer mio non poteva succedergli cosa migliore, perché sono molto più belli adesso che corrono che un tempo che erano seduti. 

I silenziosi. Quelli che non parlano ma sorridono. Che non giudicano, almeno non a voce alta, ma che in fondo lo sai come sono fatti.. e che di loro tieni nel cuore quel messaggio inviato un sacco di anni fa, dove vi eravate scritti una canzone che parlava di amicizie che si incrociano e si stringono forte come quando si è in motorino in due di ritorno dall'università.

L’amico orso che solo tu sai da dove viene e perché è orso, e che gli vuoi bene e gliene vorrai sempre, anche solo per come è capace di darti quel senso di protezione d’amico che è cosa più unica che rara.

Quelli che ti fanno paura. E che se li incontri per strada cambi strada, città, nazione..

E rivedo la stessa amica che ti è stata accanto per un sacco di anni, che è stata amica di mille avventure, e che quando la rivedi  >>PUFF<< la rivorresti accanto a te come dieci anni prima. Perché qualcosa di lei si incastra alla perfezione con te. <3 o:p="">

E infine il primo Amore. Quello bello bello. Quello che auguri ai tuoi figli. Quello che ancora rivedi come qualcosa di speciale ed unico, ma talmente speciale che trovarsi al liceo è stata una fortuna, e perdersi per sempre non si può pensare, perché quando si cresce insieme c’è di lui qualcosa in te, e di te qualcosa in lui (…e che mariti e mogli non si ingelosiscano.. la nostra vita ora è altrove, ed è felicemente altrove, ma ci sono cose che il passato ti costruisce sotto i piedi e da lì cresci.. e non è che puoi spostarti!)

Ragazzi che dirvi.. io sono sempre la solita piccola rompi coglioni, che scriveva i temi lunghi e parlava ad alta voce, che i sorrisi li nascondeva dietro musi infiniti come i capelli, di allora come oggi.

In cerca di infiniti modi di credermi felici, ed uno di questi l’ho trovato l’altra sera fuori con voi.. perché siete belli, ma belli.. ma belli belli. Siamo diventati grandi propri bene, ha ragione Max.

Bella la 5^E. Adesso più di allora. 




11 novembre 2016

Be a Gentleman.


Ma i ragazzi d’oggi che problema hanno con l’approccio alle ragazze?

Dove è finito il rispetto per il gentil sesso? Cosa cavolo passa nella testa di un uomo dopo il secondo bicchiere di vino? Hanno per caso più spermatozoi che neuroni e si sbagliano strada ingorgando le sinapsi?

Davvero credono che fare apprezzamenti sulle loro arti amatorie e sulle capacità di soddisfare o meno i tuoi supposti desideri possa in qualche modo renderli più appetibili del camaleonte della Findus con in mano un vassoio di Sofficini?

Uno degli ultimi complimenti che ricordo, quando ero ancora una giovane donzella nubile e libera, è stato: “se mi avessero chiesto di disegnare la ragazza dei miei sogni avrei disegnato esattamente il tuo viso”.  Me lo ricordo ancora. Perché, per quanto sicuramente banale, è un complimento carino, di quei complimenti che non passano mai di moda.

Di quelli che ti fanno pensare che:
  1. ti ha guardato in faccia
  2. che ha pensato che fossi bella, 
  3. che ha pensato che fossi bella proprio come aveva in mente lui.
  4. che sa usare il condizionale in una frase di senso compiuto.
Adesso invece i complimenti 2.0 delle nuove generazioni sono “ti sc**o meglio io”.
N.D.R. censuro la frase perché il mio è un blog per bene... ;-)..

Che già dalla frase capisci l’eleganza del personaggio.
Che non solo dal trasalimento di aver sentito davvero una frase del genere ti cade la corona da principessa che fin da piccola ti sei sentita in testa, ma ti cade anche la bacchetta sul mignolo del piede, e ti si frantumano le scarpette di cristallo per caduta palle che non hai.
Che praticamente il castello della Walt Disney prende fuoco per autocombustione.
Che la coppietta di giovani innamorati accanto al nostro tavolo, che da ore parla della filosofia dell’Amore Puro, improvvisamente si pietrifica che in confronto l’Avada Kedavra sembra il gingle di uno spot per casalinghe.

Che a questa frase non solo vorresti chiederti dove cavolo sono i genitori di questo personaggio per riempirli di offese su come NON sono stati assolutamente in grado di educarlo all’approccio con le ragazze, ma vorresti anche trovarli per spiegare a sua madre che razza di imbecille ha messo al mondo. Che a questa frase non solo ti viene voglia di rovesciargli il bicchiere in testa come nei migliori film americani, ma anche di rompergli il naso con una testata, che KillBill ti fa una pippa. Che a questa frase lo guardi dritto negli occhi e ti viene da chiederti se, hai davvero sentito bene, se lui è cosciente di aver detto una cosa di co’ tanta tristezza, e se, in ultima analisi, crede davvero che esista un mondo parallelo di donne mediocri, ninfomani e sole che possa in qualche modo farsi conquistare da una frase di tale spessore. Spessore di deficienza.

Che avete presente il misuratore di forza dei Luna Park, quello che devi colpire e fa tutte le lucine e con la vocina meccanica dice “WOWWWW..MISTER MUSCOLOOOO”? Avete presente la fila di ragazzini pronti a spaccarsi una mano per misurare la propria virilità? Ecco quel coso alza le mani e dice “no ti prego, lascia perdere, non colpirmi neanche, che un così grande coglione vince a mani basse qualsiasi sfida”.

Ok, ok, non dovete per forza impararvi a memoria le poesie di Cyrano de Bergerac o il discorso di Romeo sotto la terrazza di Giulietta. Non dico che dovete per forza guardare una ragazza negli occhi e farla sentire con il solo sguardo la donna più bella del mondo,  ma cristoforocolombo, possibile che davvero crediate che dire una frase di tale infinita bassezza e mediocrità possa anche solo farmi alzare lo sguardo? Se non per guardarvi male, ma male, ma male male male!!
Che secondo me siete tanto tanto fortunati a non trovare qualcuno che, al tavolo con tale donzella, non vi ribalti l’osteria in testa compresa di cameriera svampita e oste fantasma. E siete molto ma molto fortunati a sentirvi solo "gentilmente" apostrofare con qualche frase ironica che vi invita ad abbandonare atteggiamenti e speranze. E il locale, possibilmente in fretta se tenete alla vostra incolumità.

Allora da mamma di un futuro piccolo conquistatore io voglio solo dire una cosa: una ragazza guardala negli occhi e non dirle nulla, se non sei in grado di dirle qualcosa di intelligente.
Altrimenti dille che è bella. Che è bella per te. E che tutto il resto ha decisamente poca importanza.

E se mai ti capiterà di esserle accanto quando avrà la sfortuna di incontrare un deficiente capace di approcciarla con frasi che sembrano prese dalla Moleskine di Rocco Siffredi non abbassarti al suo livello. Non preoccuparti di lui, ma di lei. La cui corona da principessa è stata appena imbrattata da uno spazzolino per il gabinetto brandito come arte amatoria da un cretino che non merita nemmeno di guardarla in faccia. Di lei ti devi preoccupare. Non di lui.
Lui è un coglione. Lei una principessa. TU devi decidere in quale storia vuoi stare.

Piccolo mio, ricordati che NON tutte le donne meriteranno il tuo amore e le tue attenzioni, ma tutte sempre meriteranno il tuo rispetto. Questo potrai dire di averlo imparato dalla tua mamma.

Puoi anche dirlo mentre al cretino di cui sopra gli rompi il naso con una testata. Perché quando ce vò ce vò. Ti prometto che in quel caso le arance te le porto volentieri.

17 ottobre 2016

Wendy.


Ti infili i leggings neri e le Allstar allacciate strette. O i jeans con risvoltino se fa caldo abbastanza o se hai la fortuna di avere ancora le gambe depilate dall’estate. Zainetto che manco al liceo.
Cicles. Paglie. Sorriso. Sei pronta.

Esci a bere una birra, due, tre.. litri.

Ridi che quasi non ti ricordi di avere 35 anni, una ruga nuova sul sopracciglio sinistro per le troppe volte che lo hai alzato, un neo nuovo sulla schiena ogni martedì del mese come il mercato rionale, una decina di smagliature di cui chiederò i danni a Spapu appena firmerà il suo primo contratto di lavoro, vaghi ricordi delle superiori che ti tocca chiedere l’aiuto del pubblico per sapere il nome della prof di italiano.. perché hai 35 anni. 35 maledettissimi anni suonati.

Che per via Zamboni ci sono tutte 'ste cinne all’università che non hanno né le smagliature post-parto né i vuoti di memoria da demenza senile, che hanno le magliette corte e i pantaloni a vita alta, che ANCHENO non stavano bene nemmeno a Brenda figuratevi voi che Brenda manco sapete chi sia!
Ed io ho i leggings neri e le Allstar tutte scucite, un freddo boia e sorrisi per scaldarmi.

Che arrivi in quel periodo della tua vita che sai benissimo cosa NON vuoi essere ma non sei sicura di aver deciso, per sempre per sempre, cosa vuoi essere. Sei in quel periodo della vita dove le ragazzine ti sembrano tutte cretine, ma se ti danno della Signora ti parte il tic all'occhio sinistro che nemmeno il Prozac riesce a tranquillizzarti. Che vorresti volare ancora qualche volta verso quell'Isola-che-non-c'è che ti strizza l'occhio dal cielo scuro della notte.

Io credo che sia normale che capiti. Ad un certo punto. Che sperduta ti ci senti tu. Altroché i bimbi dell'Isola. Che sei stanca di leggere favole la sera e vorresti partire con i Pirati per avventure mozzafiato.

Che ti sembra all'improvviso che a 35 anni si possono (e si debbano) bere birre al Pratello, mangiare patatine con la maionese seduti in piazza San Francesco senza guardare l’orologio, parlare di tutto e niente con leggerezza. Con Spensieratezza. Che tu improvvisamente sei solo tu, non sei nè ragazza nè signora, che il cielo su Bologna sembra il più limpido di sempre e non ci sono veramente nubi a coprire quella prima stella a destra fino al mattino....

Un po’ come Wendy che tutte le mattine poi torna in camera con la sua vestaglia bianca, che se volassi su Bologna mi congelerei le chiappe e il giorno dopo altroché 2 giorni di mutua... mi servirebbe il pigiama in pile e pure il paraorecchie di peluche - da vera vera bimba-minkia. Che più che Peter Pan capace che incrocio Peter Punkabbestia nel mio girovagare notturno. E già questo mi dovrebbe far pensare che meglio stare sotto le coperte, con chiappe al caldo e pensieri nelle tasche, sogni nel cassetto ben stirati e impilati uno sull'altro pronti all'uso ma mai usati.

E pensi e ripensi e ripensi a cosa fare sul quel cornicione.
"...E se cado?"
"...E se invece voli?"
E quindi così ..sto passando il mio periodo Wendy.
Come Picasso con il periodo Blu. Potete pensare che io sia folle, potrete sguinzagliarmi dietro Capitan Uncino a pungolarmi con forconi di critiche e rimbrotti perché si è sempre responsabili per qualcuno e qualcosa, certo..ma questo anche Wendy lo sa bene che c'ha 2 fratellini al seguito e un cane come dada.

..oppure potrete alzare gli occhi al cielo e vedermi lì sul cornicione con le Allstar allacciate strette ed i leggings neri, gli occhi grandi grandi di chi sempre e comunque non perde le speranze, e il sorriso di chi non sa' ma non smette di pensare che si può sempre cercare di capire..

Perché vivere è da sempre e per sempre la più incredibile delle avventure...

01 settembre 2016

Album figurine delle vacanze - celo-celo-manca.

Cel’ho. Cel’ho. Manca.

Conoscenze geografiche anche elementari del luogo dove stiamo per andare in ferie. Manca.
Slovenia? Croazia? Istria???? Istria?? Echeccavolo è? Conosco Istrice.. Istrionico.. Istruzione. Istria: manca.

Vista indesiderata di piselli di sconosciuti nudisti in spiaggia. Cel’ho.

Preparazione atletica per correre, saltare, placcare, rotolare, trasportare, scarrozzare, tirare e riacciuffare figlioletto di quasi 3 anni che pare cresciuto nella Giungla con Tarzan. Cel’ho.
Chiarisco, cel’ho il figlioletto di cui sopra, non la preparazione atletica per tutti gli esercizi che si susseguono in sequenze di 8 ore ininterrotte, e 6 di svenimento notturno. Riposo: manca.
Bighellonare sulla spiaggia: Manca. Leggere le tendenze dell’autunno 2016/17 alla frescura dell’ombrellone: mancaaaaaaa.
Sono però riuscita a leggere in 2 giorni e mezzo un Giallo Junior fra finti mal di pancia e cartoni in croato. Letture profonde che danno soddisfazione (se hai 11 anni): cel’ho.

Croati Simpatici: manca.

Marito che si appassiona di biologia marina come posseduto da Piero Angela incrociato con la Sirenetta. Cel’ho. 
Che si tuffa alla ricerca di ricci di mare, conchiglie e paguri manco fosse sulla barriera corallina. Che studia, analizza e si ipnotizza a guardare km quadrati di sabbia con due sassolini che manco fosse nel mar rosso e invece è nell’adriatico che Cesenatico l’è uguel. Cel’ho. Marito che adotta (si avete letto bene – adotta) un conchiglione di mare informandosi su cosa mangia e progettando ampolle in vetro e acquari improponibili una volta portato a casa. Cel’ho.
Marito che quello stesso conchiglione lo accudisce amorevolmente fino a quando, pronto per il trasporto Rab-Bologna, non viene inavvertitamente bollito dal calore di un pomeriggio chiuso in macchina in un bicchierino di plastica. Senso di colpa per il conchiglione morto bollito: Manca.

Discopatia di L1 e L2 in spina dorsale di marito dopo 7 ore di Spapunzelli sulle spalle ai laghetti di Plitviche: cel’abbiamo.

Pomeriggio di follia con croato che lancia sassi con la fionda a malcapitati turisti ignari del pericolo. Cel’ho. Cartello che dicesse che in quell’angolo di mare ti sparano da terra. Manca. 
Cartello che dicesse che se ti avvicini alla terrazza di quell’agriturismo i proprietari pazzi ti urlano in diverse lingue sconosciute e poi, lingua universale, imbracciano una fionda e cominciano a lanciarti sassi di vario tipo. E se tu, povero turista tedesco color mozzarella sei mezzo sott'acqua che fai snorkeling e non ti accorgi di nulla pazienza. Momento di gloria del turista sopravvissuto: cel'ho.

Moglie che regge l’alcol meglio dell’amico trentino: cel’ha mio marito.

Dottoressa Slovena che si crede Nina Morich e si specchia su tutti le superfici riflettenti compreso il parabrezza dell’ambulanza mentre visita piccola gnometta in lacrime, cercando di non far capire di aver comprato la laurea in medicina con i punti della Durex. Cel’ho. Anzie Cel’abbiamo. Per fortuna poi ci sono dottoresse vere che i braccini di gnomette li aggiustano in un minuto. Vitello sotto la campana per i coniugi Corona: manca per suddetto motivo.

Elicottero che ti atterra sul tetto di notte, il sonno pesante: manca.

L’ispettore pesante come un incudine sul mignolino del piede ma altrettanto buon amico, buona guida turistica, perfetto compagno di avventure virili per il mio amore grande e un discreto fisicaccio in costume da tronista azzurro puffo. Cel'ho.

La Saruzzi perfetta compagna di viaggio, anche se è più tirchia di Paperon de Paperoni e pur di non spendere 10€ per un paio di ciabatte cammina scalza per tutta la città di Rab, e nonostante giochi a CandyCrash pure sotto la doccia è poi la mia Saruzzi, che anche se non è capace di fare la foto da bimbeminkia con il cuore al tramonto le voglio bene. Ma tanto tanto.

I due cucciolini, che se ne danno di santaragione, e poi si abbracciano e si baciano. E uno è il cavaliere, e l’altra la principessa.  E nonostante questo se ne danno di santaragione fino a che l’eli non va in ospedale e Paride chiede tutta sera se la sua amica sta bene. Amori.

Marito che si trasforma per interi pomeriggi in Sherpa-papà per spaunzello pigro: cel’ho. Pronto a macinare chilometri per portarci a vedere il mondo. Pronto a regalare il suo piatto di pesce ai bimbi restando quasi digiuno. Pronto a coccolare conchiglione di mare puzzolente come cucciolo di labrador ma a sverniciare un cameriere croato che non ha segnato la sua grigliata-per-2 nella comanda. E canta a squarciagola Battisti mentre parcheggia contro muretti qua e là.


Voglia di ripartire INSIEME per mille e altre avventure: Cel’ho. 

26 luglio 2016

Decalogo del Piccolo Nido Imperfetto..

Se mai, a qualcuno di voi, venisse in mente di mettere in piedi un nido casa vi prego di leggere, con attenzione, questo decalogo. E di passarlo a chiunque avesse in mente di aprirne uno. Che mi ringrazierà. O cambierà idea. O entrambe le cose.

Scegli di fare il nido casa con persone che adori ma con cui hai già deciso di voler litigare, perché tanto, prima o poi, capiterà. Possono essere tuoi carissimi amici, tuo fratello o anche la Madonna e Gesù Bambino, prima o poi faranno qualcosa che proprio non riesci a digerire. E si scatenerà l’inferno. Perché per te PastaPatateECozze è un secondo, mentre per loro è un primo. Ecchediamine. Possibile? Un po’ di rispetto.

Scegli una dada che sia bellissima e giovanissima. Perché svegliarsi tutte le mattine ai primi albori dell’alba e dover rincorrere per le scale, per il cortile, per le stanze e su e giù dalle mensole 4 bimbi di pochi anni con l’energia di tutte le tartarughe ninja messe insieme la metterà a dura prova. E quindi diventa necessario che parta da una buona base. Altrimenti la catastrofica fine del suo fidanzamento è dietro l’angolo... e quindi ciao Nido. Ricordatevi, bella e giovane. Ne va della sua (e vostra) sopravvivenza.

Scegli un menù semplice. Ok leggere il menù vegan-organic-bio trovato on line dal sito mammechevivonocomeheidi, per prendere spunto, ma poi scegli un menù semplice. Pasta al pomodoro – svizzera e patate. Riga. Punto. Stop. Che di fare lo spezzatino di vitello tonnato bio con verdurine agro alle 9 di sere, dovendo anche pulire tutto quello che le piccole tartarughe ninja hanno sporcato anche no. Proprio non ne avrai né voglia né forza. A meno che tu non sia la Rosi. Che per Hobby fa parmigiana di melanzane. Allora sì. Ma di Rosi ce ne è una sola. Quindi evita. Fidati.

Compra tonnellate di quadrotti. Quelli di plastica tutti colorati. Cerca di tappezzare ogni angolo di casa tua, a meno che tu non sia in una casa diroccata che si appresta alla demolizione, perché le piccole tartarughe ninja nonostante tu abbia tappezzato 15 mq di camera con 120 metriquadri di quadrotti che anche il creatore di Tetris ti ha fatto l’applauso, nonostante questo, tu stai certa che riusciranno a staccarti pezzi di battiscopa, creeranno solchi nel parquet che ancora ti chiedi quando hai spostato il pianoforte a coda (che non hai) e lasceranno varie tipologie di pitture rupestri in zone della casa che nemmeno SpiderMan riuscirebbe a raggiungere.

Non creare gruppi whatsup con la dada e le altre mamme. Finirete per chiamare i vigili del fuoco e la protezione civile quell’unico giorno l’anno che la dada non vi manda adorabili fotine dei vostri bimbi, semplicemente perché ha scordato il cellulare a casa, mentre voi li immaginate già tutti morti. Per olocausto atomico.
Oppure, nella migliore delle ipotesi, vi capiterà di usare il gruppo per farvi inviare tutte le foto dei preparativi del suo matrimonio e del suo addio al nubilato, grazie alle quali (foto) vi sentirete improvvisamente vecchie e scadute che pure la mozzarella verdognola scaduta da un mese sembrerà più invitante di voi. Maledette ragazze giovani e belle.

Assicurati di avere una lavastoviglie capiente. Tantissimi milioni di capsule per lavastoviglie. Voglia di farla e disfarla una/due volte al giorno. O un marito santo.

Assicurati di aver scritto tutto quando avete preso gli accordi iniziali con il gruppo perché arriverà sicuramente un momento in cui qualcuno dirà “Maaaahhhh non avevamo detto che….” E lì il Cremlino ci fa un baffo, schiere di dattilografe impazzite tireranno fuori taccuini e note audio, pur di avvallare la propria ipotesi e poi niente, nada, nessuno se lo ricorda, perché quell’ultima decisione era stata presa alla sesta birra e ciaone. Non esistono prove né memorie.

Ultimo punto ma non meno importante. Cerca di essere di ampie vedute. Cerca di non perdere mai di vista l’obiettivo, e cerca che questo ti sia chiaro. Quando la sera vorrai piangere disperatamente dalla stanchezza e dovrai invece cucinare per il nido del giorno dopo le stramaledettissime seppie in umido con pisellini, pulire casa e scrostare pezzi di pera appiccicaticcia da sotto il tavolo, fare lavastoviglie di soli piattini colorati Ikea.. senza dimenticarsi di dover far quadrare tutti i conti di fine mese perché un nido casa non è certo meno economicamente sfidante… in quel preciso momento, pensa al PERCHE’ hai scelto questa via.

Ed eccolo lì il perché.



Lo Spapunzelli che ride e un gruppo di persone speciali tanto diverse tra loro, ma unite da questo decalogo, da una dada che ha studiato da Mary Poppins e dall’amicizia che va al di là del fatto che PastaPatateECozze sia un primo o un secondo.

25 maggio 2016

Non Toccate quel Guantino. Wiki-Film (titolo, personaggi e trama)

Quando si dice fare la prepotente con la persona sbagliata.

Ecco, tu amica cara alla Coop domenica mattina, hai fatto esattamente questo.
La prepotente, l’arrogante e la maleducata con la persona decisamente sbagliata.

Titolo Originale: NON TOCCATE QUEL GUANTINO
Anno: 2016
Durata: 5 minuti di fuoco
Colore: vivido
Genere: drammatico, sentimentale epico, attualità, sociodemagogico, catastrofico
Regia: A. Sacchetti
Soggetto: La pazza della Coop
Produttore: A. Sacchetti
Effetti Speciali: Coop Alleanza 3.0
Scenografia: Coop Alleanza 3.0

Personaggi:
Nella parte de il PAPA’ – L’amore Grande
Nella parte de il piccolo CON guantino – Lo Spapunzino
Nella parte della pazza della Coop – La pazza della Coop
Nella parte della Mamma sotto copertura – La Rinella

Trama:
E’ una tranquilla domenica di inizio estate nella ridente cittadina di Zola, la gente si dirige pigramente verso la Chiesa del paese verso le 9.30 della mattina, ignara che si sta per consumare tra le mura del suo supermercato, una terribile ingiustizia. Un bellissimo ragazzo dai capelli castani e lo sguardo penetrante (L’Amore Grande), con il suo bimbo guanciottoso e sorridente (Lo Spapunzino) seduto sul seggiolino del carrello, entra nel supermercato per fare un po’ di spesa, anticipato di qualche metro dalla mamma (La Rinella) che con piglio sicuro si dirige verso il reparto frigo per iniziare (e quindi finire il prima possibile) la doverosa spesa settimanale. Nel supermercato altre persone acquistano, tra sbadigli mattutini e rapidi sguardi alla lista della spesa, frutta e verdura negli appositi reparti, mentre una dipendente (La Pazza della Coop) dal piglio nazista riordina dei formaggi negli appositi spazi.
Improvvisamente un urlo squarcia la quiete di questa mattinata domenicale.
“IL GUANTOOOOOOOO – DOV’E’ IL GUANTOOOOOOO”.

Come congelati nella scena finale di Frozen decine di persone si immobilizzano e si guardano attorno per capire il motivo di codesto frastuono e di cotale disgusto da parte della Pazza della Coop che, additando un ragazzo poco lontano, sbraita e inveisce alla volta di una coppia papà-bimbo dall’aspetto apparentemente colpevole quanto Gesù sulla Croce. La scena presto assume i contorni di un giallo. Perché l’urlo terribile e la colpevolezza decadono all’istante in cui il giovane (e fighissimo) madre, alza la manina del piccolo spapunzelli, coperta educatamente da un guantino usa e getta trasparente appena preso dall’apposito distributore accanto al reparto panetteria e debitamente indossato.

La signora a quanto pare però insoddisfatta della sua sete di vendetta per essere a lavorare di domenica mattina, crede doveroso rovinare la giornata alla giovane famigliola e continua la sua crociata contro il giovane padre. “LEIIIIII…. LEIIIIII DOVE HA IL GUANTO”. Si dice che l’attrice La Pazza della Coop si sia ispirata per questo personaggio ai cattivi della storia del Cinema, prendendo soprattutto spunto dal piglio simpatico del Clown Pennywise in IT e interpretando magistralmente lo stesso amore per i bambini.

Il tutto urlando dell’altra parte del supermercato, con ancora tutti i clienti congelati ed immobili per paura che l’ira funesta della signora possa, per qualsivoglia ragione, riversarsi anche su di loro, che neppure Collina alla finale dei Mondiali ha urlato così tanto per farsi capire dai giocatori della Corea del Sud. Il giovane (e fighissimo) padre interpretato per l’occasione egregiamente da un Amore Grande particolarmente ispirato dal personaggio, il cui amore per il piccolo attore Spapunzelli trova le fondamenta nel reale legame padre-figlio che lega i due protagonisti (e chi l’avrebbe mai detto visto che uno è biondissimo e l’altro talmente moro e peloso che era stato interpellato anche per la parte del talebano nella rivisitazione di Lawrence D’Arabia). Il film volge poi presto al suo epilogo, quando la signora dipendente della Coop, altresì nota come La Pazza della Coop si allontana borbottando qualche terribile invettiva nei confronti della giovane, e incolpevole, coppia papà-figlio.

Ma a questo punto la trama lascia spazio alla fantasia e soprattutto lascia lo spettatore con il fiato sospeso perché la Pazza della Coop mentre si allontana bisbiglia cattiverie accanto alla madre del bimbo con guantino, La madre (La Rinella – premio Oscar come sopracciglio-non protagonista*) che alzando l’arcata sopraccigliare e voltandosi di scatto alla volta della Pazza lascia intendere al pubblico che… LA STORIA NON FINISCE QUI.

*L’attrice vince il premio Oscar come “attrice non protagonista” per l’interpretazione. Il sopracciglio alzato infatti ha fatto capitollare la giuria del prestigioso premio visto che tale interpretazione trova eguali solo in Shining – dove un Jack Nicholson dei tempi d’oro ispira la giova attrice ed il suo sopracciglio indimenticabile.

Siamo tutti con il fiato sospeso in attesa del sequel di: NON TOCCATE QUEL GUANTINO, indiscrezioni dicono che si chiamerà “IL RECLAMO”. Sentiamo già un brivido correre lungo la schiena.



10 maggio 2016

Pillola di ironia #3


28 aprile 2016

Pillola di Ironia #2 - Tempo Libero

Mi capita, di rado, molto molto di rado.. ma mi capita di avere una mezz'oretta di tempo libero.
In quella mezz'ora di tempo intervallo momenti frenetici in cui cerco di fare le mille cose che solitamente non riesco a fare ad altri momenti dove ricerco la pace interiore e il respiro Zen perché, mi dico, Anna NON ti riposi Mai.

Se mi siedo mi assale come una specie di ansia atavica che lì, in quel preciso momento di nullafacenza, sto solo perdendo tempo prezioso perché nel frattempo potrei: mettermi lo smalto, fare il cambio armadio, fare e disfare 4 lavatrici, intagliare quella scritta e dipingere quel pannello.
Allora mi alzo, come morsa dalla mosca tze-tze, e giro su me stessa cinque o sei volte pensando .. dov'è lo smalto, dov'è il pennello, dov'è l'armadio... Per provare a farle tutte. Insieme.

Poi arriva il lampo. La luce. La voce della coscienza. E mi rendo conto che il mio tempo libero sta, drammaticamente, per scadere.
E mi lascio cadere sul divano. E mi dico, ma perchè.. perchèèèè.. non mi sono riposata invece di frullare a mo' di criceto impazzito.
E dopo 30 secondi in cui gli occhi sono chiusi e il corpo appoggiato. La mente, quella maledettissima macchina sforna pensieri e giudizi, anche non richiesti, mi rimprovera.
MA COSA FAI? COSì STAI SOLO PERDENDO TEMPO.

E così ho passato la mia rara, rarissima, mezz'ora di tempo libero a decidere se riposarmi o fare mille cose. Senza, alla fine, riuscire in nessuna delle due cose.

DOH!

07 marzo 2016

Lucca, Le comiche.. altrochè Lucca Comics....

Voi organizzate un weekend a Lucca con uno spapunzelli di 2 anni e mezzo che sembra posseduto dallo spirito di Sbirulino, il marito piegato a 90 gradi.


Che se andavo via con l’intera combriccola di Villa Arzilla andavano più veloci e si lamentavano meno. Che probabilmente tutti insieme non prendevano nemmeno la stessa quantità di medicine che l’amore mio. Che quando siamo andati in farmacia la farmacista ha bruciato la sua laurea in farmacia ed è partita per il Tibet, con il fegato di Fede. Arrivederci Ciao.

Che non sapeva se scappare per il quantitativo di antidolorifico di varia tipologia che mio marito aveva in circolo o per la scena circense che le si è parata innanzi.
-          Una gnoma di un metro e mezzo scarso con sopra le spalle un bambino alto circa come lei che sbatteva con tutte le sue forze le manine sulla testa di mamma cantando “mafufuuuuriasistaancheintreeeeee” (.. su Furia forse sì, ma sulla mamma cristoforocolombo no, manco in uno ci si potrebbe stare - santasubito).


Immaginate poi subito dopo che usciamo, mio marito prende 72 medicine insieme e va in doping pesissimo da Muscoril. Mio figlio pare che per par condicio abbia deciso di scalare l’Everest a testa in giù (viste le energie), ed io che prego tutti i Santi che mi vengono in mente perché smetta di diluviare che, in questo momento, manco nell’Arca mi fanno salire, che non sembro nemmeno una specie vivente. O quanto meno sembro una specie che, se anche si estingue, pazienza.

Che le Mura di Lucca ne abbiamo fatto 4 metri, invece di 4 chilometri, che appena mi giravo per correre dietro a Paride perdevo il marito, accasciato su qualche panchina a fare testamento ai piccioni.
Che quando abbiamo deciso di andare a vedere Pisa non sapevo se essere più allibita del fatto che i Cinesi si facessero le foto fingendo di reggere la Torre dalla parte opposta del marciapiede (e dietro avevano il tabaccaio) o se ero più allibita della signora che ci ha fatto uscire dal battistero con fuori il diluvio, ed un bimbo di pochi anni in braccio, fradici, che spero che Gesù scenda dalla Croce per Pasqua e gliela dia in testa in memoria della sua mamma e il suo papà che almeno loro nella grotta han trovato riposo e non dovevano pagare un maledettissimo biglietto per ripararsi dalla bufera. Pietà Cristiana questa sconosciuta, amica mia, cambia lavoro, che invece che in una Chiesa è meglio se vai a lavorare alla Slot-Bar di Capannori. Sentiammè.


Immaginate, dicevo, che appena arriviamo in piazza dei Miracoli scenda giù il diluvio universale, che la metà della scolaresca cinese che avevamo davanti ce la siamo perse nella prima pozzanghera. La seconda al chiosco di souvenir cretini made in China. Fuuuuurbi loro. E la terza, ahimè, credo di averla presa a spallate e ombrellate quando ostacolavano il mio passeggino perché loro si dovevano fotografare pure sta cippa facendo finta che fosse pendente. Che forse non avete capito l’antifona, che se diluvia, i miei capelli sembrano quelli di telespalla bob, il mio parka da teeneger è zuppo che manco i biscotti inzupposi di Banderas reggono il confronto, mio marito pare più storto della torre e mio figlio dorme nel passeggino con i piedini fuori in quel momento, proprio in quel preciso istante che voi  vi fermate davanti a me per fare foto-a-kazzo di qualsiasi cosa pendente e non, avete scatenato la Kill-Bill assopita dentro di me. Ecco. Arigatò. Anzi. Arispostate se vuoi sopravvivere che Manga solo che mi vieni in mezzo alle scatole Conicchiwa-wa e di te rimarrà solo Spaghetti di Liso.

Quindi avete inteso bene, se vi dico che abbiamo pagato 10€ di parcheggio per fare il giro in gondola attorno a Piazza dei Miracoli e ritornare alla macchina, in 23 minuti netti. Che manco Valentino Rossi in moto. E io c’avevo anche il marito invalido, il bambino dormiente su passeggino Low Cost e Cinesi in mezzo ar c***o. Per l'appunto.
Andiamo a vedere il Mare, dice il marito. O il Muscoril. Non so. Uno dei due parla.
“Ahhhhh che bella idea”
Tanto con sto tempo manco si capisce dov’è il molo e dov’è l’acqua a dire il vero.
"Parcheggia lì. Che io guardo mentre lo Tsunami si infrange sugli scogli prima di portarci al creatore"
"Ma noooo amore.. è bellissimo andiamo a vedere il mare"

Esce.














Rientra.

“No, mi sa che c’è troppo vento”.
Ma vaaaaa. Giura. Ora sono certa sia tu a parlare, e non il Muscoril, riconosco l’atavica saggezza.

Vabbè amici, che ve lo dico a fare.
Abbiamo mangiato specialità Lucchesi di vario tipo, mentre Paride intratteneva i clienti del locale e io cercavo di trovare il bandolo della Divina Commedia Toscana in boccali di birra da litro.
Siamo crollati alle 20.40 nel letto del B&B con un piede dello spapu sulla testa, la tartaruga ninja conficcata nelle costole e l’alito di caciucco.

Siamo ripartiti presto. Che di cose a fare a casa ce ne sono sempre tante.

Ma soprattutto, sì soprattutto, a casa c’è un divano dove Nonno Fede può appoggiare le sue contratture multiple. Un cesto di giochi più grande di piazza dei Miracoli dove il mio piccolo Messner può cercare tutti gli strumenti per scalare l’Everest o costruire la Muraglia Cinese, n’si sa mai. 

E una doccia grande, grande grande, dove posso sbattere un po’ la testa contro il muro senza disturbare gli altri ospiti del B&B e ricordare a me stessa che il Muscoril prima o poi farà effetto, Paride prima o poi si metterà tranquillo e mi ripagherà con una di quelle coccole che ti fanno stare bene per giorni, di birra se ne può sempre chiedere un’altra e io, sempre e comunque, posso dire orgogliosamente di essere nella foto di almeno un centinaio di cinesi, AL POSTO DELLA TORRE DI PISA, nella mia versione migliore.