09 giugno 2020

La mia prima quarantena


  • Giorno Uno.

Inizia la fase lock down mentre sono a Sestola.
Per un momento credo che rimarremo bloccati lì, in montagna, mentre Paride scende dal Cimoncino che Alberto Tomba spostati. Penso a polenta e goulash da riempire la dispensa per mesi. Tigelle e pesto per merenda. Boschi nel weekend e pomeriggi chiusi in casa mentre il castello si imbianca di neve. Qui sembrano tutti in ottima salute con le loro gote rosse da montanari, mi sembra il posto migliore del mondo dove restare "chiusi-dentro".

La chiameremo Fase Heidi.

  • Giorno Due.

In realtà ci dicono che alla casa di residenza si può tornare.
Eccoci. Si lavora da casa. Aziende chiuse.
Scuole chiuse. Tutto chiuso. Sono stranita e mi pare che stiano tutti un po’ esagerando.
Ma si sa, io i TG non li guardo, Benedetta Rossi di Fatto in Casa da Benedetta, in TV, mi pare tranquilla e quindi mi pare che tutta sta ansia anche no.

La chiameremo Fase Negazionismo.

  • Giorno 15.

Il TG ok che non lo guardo ma su Facebook sembrano diventanti tutti esperti virologi, medici ed infermiere. Hanno tutti una maledettissima opinione e nessuno che parli di altro. Mai.
Tutte le volte che apro internet mi assale un senso di angoscia mortale, che se non mi uccide il Covid so già di morire di ansia. Domani. Sposto l’icona di Facebook in una cartella nascosta, dentro una cartella nascosta, dentro una cartella nascosta.
Lì spero non mi raggiungano le notizie terribili che tutti spargono.
Ma arrivano ovunque, anche in cortile urlate da un balcone all’altro, maledizione. 

La chiameremo Fase MoriremoTutti.

  • Giorno 30.

La mattina mi alzo. Ho una beauty Routine.
Prima di questo periodo di sto-chiusa-in-casa non sapevo manco cosa fosse una beauty routine.
Ho la pelle bellissima e nessuno la vedrà mai, visto che sono chiusa in casa.
Faccio Yoga, accendo il computer. Faccio i compiti con Paride e lavoro come se non ci fosse un domani. Come ai bambini, ho imposto a me stessa dei rituali giornalieri per non impazzire. 
Pianifico e ...Panifico. Chili e Chili di pane, focacce, pizza, panini, briosce. Sono bravissima. E annoiata. Non credo serva aggiungere grassa.

La chiameremo Fase Vite al Limite

  • Giorno 40.

La TV non la guardo ma spesso mi imbatto mio malgrado in storie comunque strazianti. Litigo furiosamente con mia mamma (mai successo in 39 anni di vita) perché lei ogni giorno esce con le scuse più disparate.
Dai cipollotti antibatterici agli aperitivi di condominio pasquali. Mai avrei pensato di dover sgridare mia mamma perché usciva troppo a 74 anni!!
Ma poi quando me li ritrovo davanti al portone con quattro mascherine una sull'altra e gli occhi lucidi per salutare il nipotino mi si scioglie il cuore.

La chiameremo Fase Nonnini in Fuga

  • Giorno 60.

Cominciano a dire che si riaprirà.
Io non mi sento pronta. Ho qualcosa come 4 chili di pane e focaccia nel girovita da smaltire e non sono pronta. In 2 mesi non sono uscita manco per fare la spesa e i pacchi di Amazon li lasciavo 3 gg sul davanzale a smaltire le possibili tracce di virus.
Il pensiero di uscire mi terrorizza. Non sono pronta. Non sono pronta. Non voglio vedere nessuno. Stiamo ancora tutti in casa. Vi prego. Conte ripensaci!!

La chiameremo Fase Voi andate che vi raggiungo ...

  • Giorno 65.

La mascherina la ordino tutta colorata ma non la riesco a portare e mi viene una sorta di crisi respiratoria davanti alla commessa di Tigotà che mi odia quando la abbasso e le respiro tutta l'aria del negozio in un metro quadrato di spasmi. Grande Anna, se volevi vivere bene la tua prima uscita post-lock down sei andata alla grande. Il gel antibatterico lo annuso e se puzza non lo uso. Paride tocca tutto con i sacchetti della cuki nelle mani credendo che più che alla Coop pare di essere alla Robocoop.

La chiameremo Fase "si può uscire" bene ma non benissimo.

  • Giorno 80.

Con la mascherina adesso vado alla grandissima, sareste orgogliosi di me.
Ho scoperto che con Mascherina e occhiali sembro Michael Jackson e sono gasatissima, un sogno guardare male tutti senza che gli altri lo sappiano. Ne ho tantissime di colori diversi, anche perchè ne perdo una al giorno. Mi piace che in giro ci sia poca gente, e io non ho più paura. Puff. Sparita. Ho voglia di vedere gli amici, che tanto sono stati anche loro come i miei pacchi di amazon sul davanzale per mesi, per cui sono certa ormai non abbiano tracce di contagio. Mi mancano tantissimo.
Gli assembramenti li ho sempre odiati, per me potrebbero evitarsi da qui a per sempre. Questa quarantena ha acuito la mia socopatia. La mia psicologa ne sarà contenta.

La chiameremo Fase Pochi ma Buoni.

Ecco amici, questo è quanto...Ma vi posso sussurrare la MIA verità?

Nella frenesia di un mondo industriale impazzito e nevrotico ho amato le passeggiate di prima mattina in una campagna silente nella quale lepri e ghiandaie si avvicinavano senza paura, in un mondo animale che sembravano pensare che, finalmente, la specie in pericolo eravamo diventati noi. 

Se posso scegliere rimango qui io, tra i filari di frutta e distese di margherite, a sorseggiare birra fresca guardando il tramonto con le lepri che saltellano a pochi metri. 

Mentre fuori tutto tace se non qualche uccello in lontananza. 
Devo proprio dirvelo...a me così sembrava stupendo. 

La chiameremo Fase San Francesco.

14 aprile 2020

Così ìmpari. Così impàri.


Così ìmpari.


Io sono a casa, sì, ma la mia quarantena NON è Netflix e divano, nemmeno ci va vicino.

La mia quarantena sono 4 uffici europei il cui piano di marketing va fatto progredire come se non ci fosse un domani, ed ora che siamo tutti (o quasi) a casa, il marketing è ancora più importante. Tutti hanno bisogno di piattaforme digitali, inviti email, post di condivisione, coordinamento dinamico e sinergico. Piani e Strategie per arrivare al cliente anche senza il vi(ru)s a vi(ru)s. Anche senza il rappresentante che va dal cliente per offrirgli quel famigerato caffè. Adesso tanto, se non tutto, passa attraverso il nostro piano di marketing. E noi siamo qui, ci rimbocchiamo le maniche, e lavoriamo testa bassa e dita svelte sul PC perché vogliamo essere quel caffè bevuto con il cliente, perché vogliamo far sentire al mercato che ci siamo (anche se #stiamoacasa). Allineamo strategie di 20 nazioni diverse, con 20 diverse criticità al Covid-19, con 20 diverse lingue, tipologie di comunicazione, cultura ma un unico desiderio. Esserci. Per i clienti. Per quel caffè che non possono offrire. Per i nostri colleghi della vendita. Per quel caffè che non può costruire affidabilità e branding.

Così ìmpari.

Io sono a casa, sì, ma la mia quarantena NON è Netflix e divano, nemmeno ci va vicino.

La mia quarantena è mio figlio di 6 anni e mezzo, che frequenta(va) la prima elementare, che deve continuare le sottrazioni, che deve disegnare gli insiemi complementari, che io mi sono andata a rileggere su Google che diamine sono per spiegarglieli.. e non sono nemmeno sicura di averli capiti. La mia quarantena sono le maledette lettere in Corsivo Maiuscolo. Le letture del Gufo Gufi, La Nuvola Olga e il Gatto Gastone. Perdincibacco (sì sì credeteci che la parola che avevo in mente fosse davvero perdincibacco.....). La H in corsivo maiuscolo che deve averla ideata un sadico, le asticelle delle L che vanno suuuuuu e quelle della P che vanno giùùùùùù e le A e le E si riempiono a non finire. Mamma Mamma Mamma mi servono le tue dita che io le mie le ho finite e devo fare 13 + 4. E tu sei tipo online con mezzo mondo e per lui alzi tutte le dita che hai e speri con tutto il cuore non sia arrivato il momento di cambiare la slide della presentazione del Webinar, perchè hai finito le dita. Oppure quando sei in riunione e il tuo piccolo cucciolo di 6 anni e mezzo quintale di morbidezza  proprio nel momento in cui devi parlare tu, in inglese ad una platea di 50 persone, attiva la ruota cingolata del trattore motorizzato per affilare le spade del cavaliere Playmobil (storie vere di vita vissuta ragazzi, stori incredibili ma vere).

Così ìmpari.

Io sono a casa, sì, ma la mia quarantena NON è Netflix e divano, nemmeno ci va vicino.

La mia quarantena è accendere il PC alle 7 del mattino e spegnerlo alle 8 di sera perché nelle mie giornate non esiste la pausa caffè che tanto mi manca con l’amica-collega del cuore. Le mie giornate sono scandite da pausa-mamma-prepara-il-pranzo da pausa-mamma-ho-fatto-la-cacca da pausa-fai-partire-il-video-di-maestra-ombretta, sono scandite da pausa-fai-la-terza-lavatrice-della-giornata da pausa-ordina-online-magliette-in-cotone-bio-per-il-figlio-a-cui-non-sta-più-nulla, pausa-mi-chiudo-un-attimo-nel-armadio-se-no-strippo. Accendo il PC alle 7 del mattino, faccio 10 minuti di Yoga su YouTube come le cinquantenni milfone che brave loro io manco riesco a vederle le punte dei piedi figurati se riesco a toccarle. Mi faccio un litro di tisana per restare idratata poichè dicono il Vino Rosè di prima mattina non aiuti al fegato post-pandemia. Scandisco le giornate pensando che alle 18 forse mi potrò bere una birretta in giardino. Forse. Se il marito non mi guardasse come fosse la Sacra Inquisizione mentre dall’alto del suo fisico scolpito dal CrossFit online reputa che Mens Saana in Corpore Sano sia la nuova preghiera Pasquale e con disappunto si mette a fare il suo Wod di giornata guardando la mia ciccetta con aria di disapprovazione mentre alza manubri da 20 kg con mignolo e mi ricorda che la prossima spesa è fra una settimana .. se le birre le finisco in 2 giorni sono poi fatti miei..... Maledizione.

Così impàri.

Io sono a casa, sì, ma la mia quarantena NON è Netflix e divano, nemmeno ci va vicino.

La mai quarantena la sto passando a maledire il giorno che abbiamo pensato che un figlio (così energico) era più che sufficiente. Cretini cretini cretini che non siamo altri. Un fratello andava fatto a prescindere, proprio perché il bimbo era superattivo, dovevano prendermi la testa tra le mani e sbatterla fortissimo contro il muro e dirmi “lo capisci, piccola mamma folle, che se non gli fai un fratellino tutte le sue inarrestabile energie si riverseranno inesorabilmente su di te, sarai tu a dover giocare ai transformer, tu a dove costruire case nel bosco, tu a fare la terza guerra mondiale Nerf, tu a ricostruire in formato 1:1 la battaglia finale del Signore degli Anelli, tu . TU. TUUUUU!!”. Se solo lo avessi saputo, cretina che non sono altro, altri 4 gliene facevo di fratelli. Invece, presa ed attanagliata dai sensi di colpa che lui è qui solo eccomi ogni pomeriggio a soccombere al suo “Mamma, vieni, giochiamo a Police Interceptor sulle Bici… mica posso giocarci da soloooooo!!”.

Così impàri. Così ìmpari.

Dipende sempre come le leggi le cose.
Erano anni che chiedevo di poter fare un giorno a settimana lo Smart Working.
Lavoro da casa, accendo in sacrosanto silenzio il PC mentre mio figlio seienne è a scuola, mi faccio una tisana e lavoro dalla veranda con il tiepido vento di primavera. Questo era quello che mi dicevo. Mi sembrava un sogno.

Non chiedevo di diventare Maestra, Responsabile Mkgt, maggiordomo e Mamma tutto svolto H24/ 7 giorno su 7 senza tregua e senza sosta. E con una continua e costante sovrapposizione dei ruoli verso i quali comincio ad avere un profondissimo senso di soffocamento.

Così Impàri. Così ìmpari.

Beati voi che veleggiate tra divano e Netflix. Io amo il mio lavoro. Amo il mio bambino. Amo la mia casa (da ripetere Ad Libitum tipo mantra).

Ma ragazzi, oggettivamente, saremo anche donne e quindi piene di risorse e capacità di multitasking, ma terminare un report complicatissimo mentre mio figlio sillaba Gufo Gufi regala un Fungo alla Gallina Nina, mentre mi si stanno per bruciare le zucchine sul fuoco e il corriere Amazon suona alla porta… questo forse è una pretesa un po’ fuori dalla (mia) portata. Ridate ad ognuno il proprio compito. Non sovraccaricate una parte di società e abbandonate alla noia la restante.

Ridistribuite i compiti. Così è troppo ìmpari.

La sento sussurrare la madre terra al mondo che correva veloce irrispettoso di tutto e tutti: “Così impàri”.

Vorrei rispondergli, con il filo di voce che mi è rimasta dopo l'ultima battaglia Vichinga giocata con Paride, che però Così è ìmpari.. 

Abbi pietà di noi...siamo sfinite.