10 maggio 2018

Psycho.


Parliamo per una volta di cose serie. Per quanto mi è possibile, tra una sopracciglia tirata su e l’altra ad odiare mezzo mondo. E l’altro solo un po’ meno. Figlio escluso. Che quello core-de-mamma è luce. Con la L grande. Luce. Nel senso che sta sempre acceso a rompe-er cazzo. No. Dai. Scheeeerzo. ZSCUUUUSAAAAA (Cit.)

Torniamo alle cose serie.

Nella mia vita ho sempre pensato e creduto che dalla psicologa ci vanno i matti. O quelli che non hanno amici che li ascoltano, perché alla fine di parlare si tratta. Di te. E gli amici a cosa servono se non a quello no? E allora se tu non hai amici, hai bisogno di pagare uno per ascoltarti. Che pena. Che tristezza. Che solitudine infinita. Ovviamente si parla di psicologi girl-friendly. Di quelli che devono supportare nelle turbe pre-post-adolescenza ragazze "normali" in costante crisi ormonali di varia tipologia.... Robe tranquille. Non di quelle robe serie e terribili per cui devi prendere calmanti altrimenti ti ritrovano in una vasca da bagno vestito a guardare la D’Urso. Che vabbè, quelle sono patologie e non mancanza di amici. E allora meglio pagare e guarire in fretta.

Dallo psicologo ci vai se non hai amici o sei matto matto, pensavo. Tipo matto che devi chiudere e riaprire la porta di casa 7 volte o multipli di 7. Che devi fare il segno della croce 2 volte e mezza se ti attraversa la strada un gatto nero a marzo, negli anni bisesti.  Tipo che se metti il piedi destro a terra prima del sinistro chiami e ti metti in malattia perché l’oroscopo di Fox ha detto che è segno di una svolta terribile del toro in cuspide con plutone ed uranio. Che quello poi si è anche impoverito. Vedi la sfiga?!

Dallo psicologo ci vanno i matti. Quelli che vedono la gente morta. Si sentono seguiti. Parlano con gli alberi. Non mangiano carne. Tipo quelli lì.. tipo i vegani ecco giusto per capire una tipologia. Ma la gente normale dalla psicologa non ci va. Poveretti. Che vergogna. E’ riprovevole, ci vanno i matti. Della serie ne avete mai visti di Selfie con il becco d’oca fuori dalla psicologa con scritto “new look-inside” #sonomatta #segretoprofessionale #hofattoloshatushalmiopassato. ??? Nah.. non credo. Instagram è psicologi-free.

Poi, in realtà, per cose che non vi starò qui a raccontare ma che hanno a che fare con la formazione personale suggerita dall’azienda e che, pur di non fare risatine isteriche a comando, ci vado tutti i giorni dallo psicologo.. ecco robe così, ho pensato che fare qualcosa per la mia introspezione personale non fosse poi del tutto male. Visto che appunto odio tutti. Spesso. E talvolta anche me stessa. E così mi sono detta perché non provare. Un’amica che ho particolarmente a cuore un giorno mi ha detto che “andare dalla psicologa è il miglior regalo che puoi fare a te stessa”. Mi ha convinto. In un secondo. E ho detto.. dai una volta voglio provare.

E così ti ritrovi seduta a parlare di quanto avevi 12 anni e l’amica della sorella ti ha distrutto i sogni di bambina con una frase buttata lì. Ti ritrovi a capire che hai l’ansia, i sensi di colpa, l’emotività bloccata, la mania del controllo, le doppie punte ed anche.. a tratti.. le crisi depressive che sfoghi nella birra. Che bho. Può esse' pure. Ma adesso che ci penso in effetti quei soldi lì li potevo spendere in birre belghe doppio malto. Che con quelle parlo che è una meraviglia, ti racconto pure i sogni che facevo da bimbetta, quando sognavo di volare dentro un tendone pieno di gente. Che poi, con il senno di poi e con la consapevolezza dei miei 37 anni vi dirò che secondo me era un tendone dell’October fest. Bambina felice.

Insomma, dai, sto scherzando.. in realtà qualche giorno fa un’amica mi ha condiviso un post che parla del fatto che in un mondo malato sono le persone normali ad andare dallo psicologo, vi confesso che il post non l’ho letto, ma il titolo mi aveva già convinta. Anche perché in queste occasioni hai bisogno di dire a te stessa che sei normale, per non impazzire, che poi è una contraddizioni in termini.. tanto dallo psicologo già ci vai. Quindi forse meglio pensare che ci vai a ragion veduta. Insomma, che non sono soldi buttati via che potresti spendere in birra e viaggi. 

E sapete cosa vi dico, credo che la mia amica avesse ragione, arriva un momento della propria vita che mettere uno dietro l’altro tutti i tassellini che ti hanno resa ciò che sei è utile. E prezioso.

E arrivi finalmente a capire qual è la diagnosi. Chi sei. Perchè sei così. E che va bene. Va bene come sei.... e da lì tiri un sospirone di sollievo e capisci che tanto male non va.

Et voilà.



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