Parliamo per una
volta di cose serie. Per quanto mi è possibile, tra una sopracciglia tirata su
e l’altra ad odiare mezzo mondo. E l’altro solo un po’ meno. Figlio escluso.
Che quello core-de-mamma è luce. Con la L grande. Luce. Nel senso che sta
sempre acceso a rompe-er cazzo. No. Dai. Scheeeerzo. ZSCUUUUSAAAAA (Cit.)
Torniamo alle
cose serie.
Nella mia vita ho
sempre pensato e creduto che dalla psicologa ci vanno i matti. O quelli che non
hanno amici che li ascoltano, perché alla fine di parlare si tratta. Di te. E
gli amici a cosa servono se non a quello no? E allora se tu non hai amici, hai
bisogno di pagare uno per ascoltarti. Che pena. Che tristezza. Che solitudine
infinita. Ovviamente si parla di psicologi
girl-friendly. Di quelli che devono supportare nelle turbe pre-post-adolescenza ragazze "normali" in costante crisi ormonali di varia tipologia.... Robe tranquille. Non di quelle robe serie e
terribili per cui devi prendere calmanti altrimenti ti ritrovano in una vasca
da bagno vestito a guardare la D’Urso. Che vabbè, quelle sono patologie e non
mancanza di amici. E allora meglio pagare e guarire in fretta.
Dallo psicologo
ci vai se non hai amici o sei matto matto, pensavo. Tipo matto che devi
chiudere e riaprire la porta di casa 7 volte o multipli di 7. Che devi fare il
segno della croce 2 volte e mezza se ti attraversa la
strada un gatto nero a marzo, negli anni bisesti. Tipo che se
metti il piedi destro a terra prima del sinistro chiami e ti metti in malattia
perché l’oroscopo di Fox ha detto che è segno di una svolta terribile del toro
in cuspide con plutone ed uranio. Che quello poi si è
anche impoverito. Vedi la sfiga?!
Dallo psicologo
ci vanno i matti. Quelli che vedono la gente morta. Si sentono seguiti. Parlano
con gli alberi. Non mangiano carne. Tipo quelli lì.. tipo i vegani ecco giusto
per capire una tipologia. Ma la gente normale dalla psicologa non ci va.
Poveretti. Che vergogna. E’ riprovevole, ci vanno i matti. Della serie ne avete
mai visti di Selfie con il becco d’oca fuori dalla psicologa con scritto “new
look-inside” #sonomatta #segretoprofessionale #hofattoloshatushalmiopassato. ??? Nah.. non credo. Instagram è psicologi-free.
Poi, in realtà,
per cose che non vi starò qui a raccontare ma che
hanno a che fare con la formazione personale suggerita dall’azienda e che,
pur di non fare risatine isteriche a comando, ci vado tutti i giorni dallo
psicologo.. ecco robe così, ho pensato che fare qualcosa per la mia
introspezione personale non fosse poi del tutto male. Visto che appunto odio
tutti. Spesso. E talvolta anche me stessa. E così mi sono detta perché non
provare. Un’amica che ho particolarmente a cuore un giorno mi ha detto che “andare
dalla psicologa è il miglior regalo che puoi fare a te stessa”. Mi ha convinto.
In un secondo. E ho detto.. dai una volta voglio provare.
E
così ti ritrovi seduta a parlare di quanto avevi 12 anni e l’amica della
sorella ti ha distrutto i sogni di bambina con una frase buttata lì. Ti ritrovi
a capire che hai l’ansia, i sensi di colpa, l’emotività bloccata, la mania del
controllo, le doppie punte ed anche.. a tratti.. le crisi depressive che sfoghi
nella birra. Che bho. Può esse' pure. Ma adesso che ci penso in effetti quei
soldi lì li potevo spendere in birre belghe doppio malto. Che con quelle parlo
che è una meraviglia, ti racconto pure i sogni che facevo da bimbetta, quando
sognavo di volare dentro un tendone pieno di gente. Che poi, con il senno di
poi e con la consapevolezza dei miei 37 anni vi dirò che secondo me era un
tendone dell’October fest. Bambina felice.
Insomma,
dai, sto scherzando.. in realtà qualche giorno fa un’amica mi ha condiviso un
post che parla del fatto che in un mondo malato sono le persone normali ad
andare dallo psicologo, vi confesso che il post non l’ho letto, ma il
titolo mi aveva già convinta. Anche perché in queste occasioni hai bisogno di
dire a te stessa che sei normale, per non impazzire, che poi è una
contraddizioni in termini.. tanto dallo psicologo già ci vai. Quindi forse
meglio pensare che ci vai a ragion veduta. Insomma, che non sono soldi buttati
via che potresti spendere in birra e viaggi.
E sapete cosa vi dico, credo che
la mia amica avesse ragione, arriva un momento della propria vita che mettere
uno dietro l’altro tutti i tassellini che ti hanno resa ciò che sei è utile. E
prezioso.
E arrivi
finalmente a capire qual è la diagnosi. Chi sei. Perchè sei così. E che va bene. Va bene come sei.... e da lì tiri un sospirone di sollievo e capisci che tanto male non va.
Et voilà.
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